La storia di Axel ci mostra come la democrazia e la libertà di espressione siano alcune delle conquiste più importanti della storia dell’umanità. Ragazzo nativo di Diriamba, una delle roccaforti delle proteste civili nel paese centro americano, lo scorso luglio protestava insieme ad alcuni coetanei facendo resistenza passiva nelle così dette ‘Tranques’ (dei sit-in in strada). Proprio in quei primi giorni di luglio Ortega, dopo mesi di tolleranza, decise di reprimere con la violenza le contestazioni e mandò dei gruppi para militari a Diriamba per disperdere la folla.
I militari cominciarono a sparare sulla folla, incuranti del fatto che in quel modo avrebbero potuto uccidere qualcuno. Di fatti le vittime ci sono state ed anche molti feriti, tra questi proprio Axel: “Erano le 5.30 del mattino dell’8 luglio quando sono arrivati e ci hanno sparato addosso. Molti di noi li hanno portati via. A me, un proiettile ha lacerato la tibia”, ha spiegato il giovane profugo ad ‘Avvenire‘. In quei giorni anche la madre e la sorella sono state allontanate con la forza e nei giorni a seguire alla donna è stato pure tolto il posto di lavoro.
Consci della pericolosità di rimanere in Nicaragua – il governo locale li aveva accusati di terrorismo – Axel e famiglia hanno fatto i bagagli ed hanno raggiunto il Messico a piedi. Un tragitto lungo e pieno di insidie che non sarebbe potuto giungere a termine se gli altri profughi non avessero aiutato il ragazzo a superare i punti più difficoltosi (dovendo camminare con le stampelle e non avendo forza in una gamba i tratti scoscesi erano una barriera insuperabile).
Il Messico non era un luogo più sicuro del Nicaragua, così i profughi hanno deciso di incamminarsi verso il confine con gli USA. Per Axel sarebbe stato un viaggio impossibile, ma il sindaco di Pijijiapan Chiapas gli ha fatto dono di una sedia a rotelle che gli ha reso il viaggio più agevole. Adesso il traguardo sono gli Stati Uniti, nella speranza che le leggi restrittive applicate dal presidente Donald Trump non li obblighi a fare ritorno a casa.
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Luca Scapatello
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