Hanno animato le discussioni le parole del Vescovo che avrebbe detto ai bambini, che Babbo Natale non esiste. Ma cosa c’è di vero nelle parole del religioso che lo hanno portato a fare queste affermazioni?
Dove affondano le radici di questa figura, come è nata e perché arriva a toccare la storia della Chiesa in maniera diretta, in particolare per via della figura di San Nicola.
Da giorni infatti si polemizza sulle affermazioni che il vescovo di Noto, Mons. Antonio Staglianò, avrebbe fatto durante una celebrazione, facendo “scandalizzare”, stando a quanto hanno riportato i giornali, i genitori presenti in chiesa insieme ai bambini. Il vescovo avrebbe infatti detto che Babbo Natale non esiste ma è nu prodotto della Coca-Cola, e i bambini dovrebbero chiedersi perché porti i regali soltanto ai bambini ricchi e non ai poveri.
Il clamore e cosa c’è dietro
In seguito al clamore, forse più indotto che veramente utile ai fini del dibattito pubblico o anche della stessa informazione, il religioso ha dovuto persino spiegare in un video in realtà che cosa avrebbe precisamente detto, ricordando che l’anno precedente per Natale aveva addirittura inviato, all’interno del suo messaggio di auguri per le festività, una “lettera a Babbo Natale” da fare leggere ai più piccoli.
Molti però hanno ricordato che in effetti c’è un legame profondo tra la figura di Babbo Natale poi in seguito usata per fini commerciali dalla Coca Cola, quella col vestito rosso e il volto paffuto per intenderci, e la realtà di Santa Klaus, o meglio del vescovo di Myra San Nicola, e quindi con l’intera storia e tradizione cattolica. É allora necessario definire con chiarezza quale sia questo legame.
San Nicola nacque probabilmente a Pàtara, città greca della Licia, intorno al 270, e visse a Myra, città che si trova in Turchia e che ora porta il nome di Demre. All’epoca la città apparteneva all’Impero bizantino, e il sacerdote dopo essere nominato sacerdote venne fatto vescovo a furor di popolo, come riportano le sue biografie. Durante la persecuzione di Diocleziano, però, e precisamente nel 305, questi venne imprigionato ed esiliato, per essere poi liberato dall’imperatore Costantino nel 313, grazie a cui poté riprendere la sua missione di vescovo.
Chi era San Nicola di Bari
La sua attività religiosa fu caratterizzata in particolare per la dura condanna dell’eresia ariana, in cui si sosteneva che il Figlio di Dio partecipa della natura di Dio Padre ma solo in modo inferiore, quindi negando in pratica la divinità di Gesù. Una tesi che faceva infuriare Nicola al punto che, come narra la tradizione, una volta arrivò a prendere a schiaffi l’eretico Ario.
La sua fermezza nella fede era insomma assoluta e radicata nei principi dottrinali e dogmatici della Tradizione. Oggi San Nicola è Santo patrono sia della Russia che della Grecia, visto che la sua santità è riconosciuta anche Santo patrono sia della Russia che della Grecia. Il culto nei suoi confronti si diffuse in Asia minore, dove si innalzarono venticinque chiese a lui dedicate, e in Occidente.
In Europa ci sono infatti testimonianze devozionali ovunque, come sono anche altrettanto numerosi i pellegrinaggi alla sua tomba, alla periferia di Myra e nella Basilica di Demre. Sono stati anche molti i miracoli ottenuti con la sua intercessione. Accadde ad esempio che un ricco nobiluomo decaduto e intenzionato a prostituire le sue tre figlie, perché a causa della miseria in cui era caduto non poteva dare alle figlie le doti per sposarsi, San Nicola raccolse una somma di denaro che gettò per tre notti consecutive nella casa di quella famiglie, affinché non finissero a prostituirsi e avessero i soldi necessari per sposarsi.
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I miracoli legati all’intercessione di questo santo
Un altro evento miracoloso legato a San Nicola riguarda la resurrezione miracolosa di tre bambini che erano stati uccisi da un macellaio che in maniera assolutamente macabra aveva messo i loro corpi sotto sale per venderne la carne. Fu questo fatto a dargli il titolo di Santo protettore dei bambini.
Fu quindi da questi eventi prodigiosi, e non dal mito diffuso nel Novecento dalla Coca Cola, ad originarsi il mito di Babbo Natale dispensatore di doni. Fu proprio la figura di questo santo a dare vita alla fiaba di Santa Claus, nome che non è altro che una variazione di Sante Nicholas. Anche a livello visivo, il santo viene raffigurato con tre sacchetti di monete, mentre nei primi affreschi iconografici in Occidente indossa una casula blu e una raffinata stola. Solitamente, tuttavia, viene rappresentato vestito da Vescovo con la mitra.
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Mentre invece la rappresentazione in abito rosso con bordi bianchi nasce da un celebre poesia statunitense intitolata “Una visita di San Nicola/Babbo Natale“, il cui incipit, “The Night Before Christmas”, ha poi dato vita ad altre rappresentazioni. In questa, l’autore anonimo descrive san Nicola come un signore allegro, barbuto e paffutello vestito proprio come l’attuale Babbo Natale, reso famoso dal marchio di bibite statunitense.
Come si potrebbe ovviare il problema
Forse sarebbe quindi bene ripartire con i più piccoli non dal Babbo Natale che porta i regali, destinato poi ad essere riconosciuto dopo qualche anno come una illusione, una presa in giro, che diventa disillusione nei confronti delle narrazioni e del mondo degli adulti. Forse bisognerebbe insegnare ai più piccoli che San Nicola, ogni anno, porta non tanto i regali ma l’amore che fa sì che si festeggi la magia del Natale, in cui sono compresi anche gli splendidi doni da parte di amici e parenti.
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Non ci sarebbe alcuna delusione, crescendo, nel sapere che il santo che ha riempito di gioia la loro infanzia non smetterà di farlo, ma anzi continuerà per il resto di tutto la loro vita, a patto però che decidano di pregarlo con intensità e devozione filiale.