E’ una calda sera d’estate. La città dorme sogni tranquilli. Il grande atrio della stazione è semideserto. Nella penombra dei lampioni si nascondono delle giovani ragazze che aspettano clienti facoltosi. Alle 3 del mattino una di loro si accascia al suolo, trema. “E’ l’unica possibilità che hai di salvarti” le aveva detto un’amica, anche lei minorenne e costretta a lavorare sui marciapiedi. Benedetta segue il consiglio e finge un malore. Chiude gli occhi e si lascia andare. Qualcuno si accorge di lei. Quando riapre gli occhi è in ospedale: forse non ha mai provato così tanta paura in vita sua.
Benedetta esce dall’ospedale e sale in macchina. In poco più di due ore è fuori dal suo inferno. Nel viaggio il raccontare diventa una liberazione. La mamma l’aveva abbandonata pochi giorni dopo la sua nascita. A prendersi cura di lei è il padre che aveva già sei figli. In realtà, non ha 19 anni, ma 13. Quando ne aveva 10, il fratello maggiore le dice che presto partirà per l’Italia. Viene sottoposta ad un rito voodoo: uno stregone prepara un feticcio con i capelli, il sangue e i peli pubici della piccola. Uno schiaffo all’innocenza. Durante il rituale la ragazza si impegna anche a pagare migliaia di euro. Inizia così un lungo viaggio che durerà dieci mesi, durante i quali, diverse volte, viene violentata da molti uomini: un triste anticipo di ciò che sarà costretta a subire in Italia.
In Piemonte, il flusso migratorio “femminile” si è quadruplicato rispetto allo scorso anno. Le donne nigeriane arrivate via mare a fine settembre sono state oltre 4.300, mentre nel 2014 erano poco più di 1.000. Ingannate con la promessa di un lavoro, vengono poi plagiate con stupri e magia nera. Tra di loro, circa un terzo sono minorenni (tra i 13 e i 17 anni). Questo commercio si sviluppa anche grazie all’accondiscendenza di padri, fratelli o zii.
Le più vulnerabili sono egiziane, eritree e nigeriane che devono ripagare il viaggio con lavori disumani. Il Decreto Legislativo dell’agosto del 2015 garantisce un alto livello di protezione, prevedendo centri specializzati e servizi specifici per l’accoglienza dei minori. Ma sfuggire al racket non è facile.
Dopo un pericoloso viaggio di una settimana, a bordo di un barcone fatiscente, approda a Lampedusa. Viene subito intercettata dai protettori di Madame; Benedetta prova a ribellarsi ma viene picchiata con violenza fino a quando non comprende di non avere nessun’altra possibilità. Ora che accanto a lei c’è Katia, della Comunità Papa Giovanni XXIII, le cose vanno meglio. Dalla sua nuova abitazione riesce a telefonare al papà: le raccomanda di tenere duro, di rifarsi una vita. Quando tutto sembra risolto, dalla Nigeria arriva una triste telefonata: il padre della giovane è stato minacciato. Infatti, le ragazze sono controllate e obbligate a prostituirsi, tutti i giorni, sotto la minaccia di maledizioni e ritorsioni sulla famiglia d’origine. Grazie all’aiuto di Suor Eugenia delle Missionarie della Consolata, per la famiglia di Benedetta viene attivato “un sistema di protezione internazionale”.
Al telefono la tredicenne riesce a contattare anche quel fratello maggiore che l’aveva venduta all’organizzazione criminale, ma da lui solo intimidazioni: “Torna a lavorare subito, ricordati della promessa che hai fatto”. Ma con l’aiuto dei volontari della Comunità, la ragazza decide di non pagare il debito, frutto di un ricatto psicologico. Lo stregone nigeriano conserva ancora il feticcio realizzato col suo sangue e può disporne a suo piacimento. “Facciamo delle preghiere di liberazione per lei – racconta Katia –, abbiamo anche chiesto al parroco di benedirla al termine di una celebrazione: la Messa è la preghiera di liberazione più potente che esista. È un vero miracolo vederla ricominciare da capo”.
Benedetta nei confronti di una nuova vita ha molti timori, deve dire addio a chi l’ha accolta ed amata. Si è ripromessa di rintracciare quella sua amica che l’ha aiutata a fuggire dall’incubo della prostituzione: vuole portarla via dalla strada. Per la tredicenne nigeriana è stata individuata una famiglia che è disponibile ad accoglierla, a mandarla a scuola per permetterle di ricominciare a sognare.
Fonte: interris.it