I bambini sono quelli che soffrono maggiormente l’obbligo di stare chiusi in casa, per via del coronavirus. Ma tra i vari provvedimenti, nessuno ha pensato a loro.
Da un giorno all’altro, sono stati strappati da ogni interazione sociale, da ogni attività con gli altri, che sia scolastica o solamente ricreativa. Non possono uscire, andare a scuola, correre e giocare a palla, sono obbligati a stare tutto il giorno in casa, senza sapere bene cosa fare.
Non possono fare due passi senza essere additati
Quando vengono portati a spasso, i vicini gli gridano di tornare a casa, fotografandoli e postano le loro foto sui social, per le moderne cacce all’untore. Nei provvedimenti e nei decreti governativi, si parla di portare a spasso i cani, di fare attività sportiva e corse all’aperto, di qualsiasi argomento tranne che di loro. Eminenti virologi, o sedicenti tali, li hanno persino accusati di veicolare il virus e di fare ammalare i nonni.
In Italia ci sono otto milioni di bambini, peraltro sempre troppo pochi rispetto ai dati devastanti della bassa natalità del nostro paese, e anche per la fase due nessuno parla di loro. Riaprono fabbriche, palestre, centri estetici, pub, ma non le scuole o gli asili. E a loro, ai nostri bimbi, chi ci pensa?
Servono progetti per la famiglia e per i bambini
“Servono progetti subito per affiancare le famiglie nella custodia dei figli. Non possiamo lasciare che i nostri bambini e ragazzi restino per altri mesi senza attività all’aperto e senza occasioni di relazione così importanti per la loro salute psicofisica“, ha risposto il ministro delle Pari opportunità e della Famiglia Elena Bonetti in un’intervista ad Avvenire.
Ha parlato di “ora d’aria per i bambini”, e ha ricordato che è “un diritto fondamentale dei più piccoli poter vivere la loro infanzia”. Ma a parte le belle parole, dal governo poco altro. E sono ormai ben due mesi che i bimbi sono rinchiusi per l’intera giornata nelle loro abitazioni, senza vedere gli amichetti e senza nemmeno che i genitori conoscano alcun progetto per loro, quando il coronavirus sarà un nemico con cui convivere durante le giornate.
Molti bambini cominciano a pagare cara la chiusura
Molti bambini hanno cominciato a pagare questa quarantena, anche dal punto di vista psicologico. Si sono rinchiusi in sé stessi, sono diventati apatici e angosciati. Il ministro, che ha ammesso di attendere, come tutti, indicazioni dal comitato tecnico scientifico nominato da Conte, si è limitata a spiegare che “serviranno mascherine e guanti” anche per loro.
Alcuni sindaci, come Beppe Sala o Virginia Raggi, sindaci di Milano e Roma, pare si stiano attivando “per costruire occasioni ricreative ed educative per poter vivere i mesi estivi come mesi di benessere”, ha detto la Bonetti. L’idea è di attivare dei centri estivi a partire da giugno. Ma i più bollano questa prospettiva come “fantascienza”, visto che nei giorni scorsi chi ha provato a chiedere la possibilità di fare passeggiate all’aperto con i bambini è stato tacciato di eresia. Si veda il caso della circolare ministeriale della Lamorgese, attaccata brutalmente da più parti.
La comunità scientifica si oppone ad ogni allentamento: giusto?
Con in prima fila la solita “comunità scientifica”, che tutto sembra volere conoscere ma che altrettanto poche risposte alle difficoltà delle persone sembra concedere. Siamo tutti in isolamento, quarantena, confinati nelle proprie abitazioni che sono diventate le nostre sterili celle d’ospedale. Mentre i risultati delle vittime sono sempre le stesse, non migliorano in alcun modo. E la colpa continua ad essere “di chi esce”, ma nessuno ci spiega il perché.
È così e basta, ci dicono, fidatevi dei sacerdoti della scienza. E se non fosse così? Se le passeggiate all’aperto non c’entrassero proprio nulla, ma se il problema fosse stato proprio l’eccessiva ospedalizzazione, ad esempio in Lombardia, come molti cominciano a dubitare? Se il problema fosse l’eccessiva presenza decisionale degli scienziati, e non la solita colpa di cui il popolino deve fare ammenda cospargendosi il capo di cenere?
In tutta Europa le scuole ripartono
Intanto, nella gran parte dei paesi europei le scuole stanno già ripartendo, come il resto delle attività, che riapriranno nei prossimi giorni. E gli appelli di psicologi, educatori, pedagogisti, che uno dietro l’altro hanno fatto arrivare numerose lettere al governo, in cui si chiedeva a gran voce di fare tornare alla vita i più piccoli, sono cadute nel vuoto.
“Contingentati, a turni, a piccoli gruppi, un giorno sì e uno no, per ordine alfabetico. Niente: in nessuno dei decreti messi per iscritto finora dall’inizio della pandemia s’è presa in considerazione l’emergenza dei minori”, scrive Avvenire. “Né di quelli “sani” né di quelli disabili, o più sfortunati, con famiglie divise o in stato di estrema povertà”.
Nel parlare di scuole, le uniche parole sono state esami, programmi, tablet, classi. Tutti problemi che interessano, diciamolo pur senza astio e dando ovvia legittimità al loro ruolo, più i docenti, che i bimbi. Con le loro necessità, bisogni, e sofferenze. Che crescono, specialmente in periodi come questi.
Giovanni Bernardi
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