Quanti casi ci sono, anche in Italia, di bambini che crescono con coppie gay?
Il numero dei bambini che pagano le scelte discutibili dei grandi, dei genitori o dei loro affiliati, è ormai altissimo.
Ricordiamo il caso, avvenuto qualche tempo fa, nel tribunale di Torino, in cui si decise “l’affido condiviso della minore (una bambina di due anni), con collocazione e residenza prevalente presso la madre”.
La madre in questione era, però, omosessuale, separata dal padre della bambina e convivente con un’altra donna, la sua compagna di vita.
La sentenza commentava che “la cosa si poteva fare”, in quanto non esistevano prove concrete, che quella bambina potesse risentire negativamente dell’ambiente familiare, che per lui si prospettava. Chiunque lo avesse ritenuto malsano, avrebbe dovuto dimostrarlo.
Beh, a noi non sembra affatto opportuno che queste dimostrazioni si avverino a scapito di un innocente, che si ritrova ad avere una madre lesbica!
Tra l’altro, a smentire la teoria del giudice, c’è una raccolta infinita di fascicoli, che attestano come i bambini di coppie gay presentino degli inghippi psico-affettivi devastanti, come se fossero perennemente a disaggio nell’integrarsi in società
Di questo le lobby Lgbt non parlano mai e spesso nemmeno si esprimono sul modello “omoparentale”, che tanti propongono o pretendono e delle conseguenze, dichiarate da bambini, ora adulti, che lo hanno subito.
Non sarebbe stato meglio se quel giudice, in assenza di prove a favore della valenza di una famiglia omoparentale, avesse cercato un modo per tutelare la bambina ignara?
Perché, in casi come questo, non si da mai importanza al minore, ma si cerca di appagare i desideri degli adulti/genori o pseudo tali, già consapevoli della loro esperienza di vita e responsabili -si presume- delle proprie scelte?
Forse per timore di contraddire l’opinione pubblica di questi tempi?
La bambina in questione, davanti alla psicologa, fu già in grado di dire: “Io ho due madri che si sposeranno”!
Antonella Sanicanti