Vorrei davvero ringraziare il signor Gian Luca C. che, come altri in questo tragico momento, non chiude gli occhi, davanti all’ennesima tragedia della gente siriana e invita tutti noi a parlare ancora e ancora di quella povera gente, che da sei lunghi anni muore sotto il nostro sguardo, sotto quello delle organizzazioni internazionali, e nessuno sembra saperlo impedire.
“Caro Avvenire, quello che è successo in Siria, con il bombardamento chimico, non può più essere nascosto e tollerato. La gente non può più rimanere tranquilla davanti a questi orrori … non si può più. Dobbiamo star male giorno e notte davanti a queste tragedie. Guardando le foto pubblicate sui giornali, mostrate dai tg, quegli sguardi senza vita dei bambini (che tutti dovrebbero riguardarsi più volte al giorno), chiediamoci: dove è l’uomo? Fate vedere, “urlate” quelle foto.”.
“Sì, guardiamole, quelle foto. Ci fa male guardarle, ma non distogliamo gli occhi dal piccolo nudo, bello come un Gesù Bambino, che fissa attonito l’obiettivo: sbalordito dal dolore, dall’aria che gli manca. Stupefatto agnello che domanda “perché”. Guardiamo quelle facce di bambini illividite, la bocca spalancata a cercare invano un respiro. Le abbiamo viste tutti in tv quelle immagini, ma forse, in tanti, abbiamo chinato gli occhi e cercato di dimenticare. Non conta qui chi, quale esercito sia stato e perché. Contano semplicemente quelle decine di morti soffocati dal gas. Sono loro che dobbiamo guardare. Forse che, dirà qualcuno, possiamo fare qualcosa se in Siria c’è un massacro? Noi, singoli individui, no. E’ una scacchiera dei grandi potenti la Siria, persa nel suo terribile gioco. E, tuttavia, noi dobbiamo avere il coraggio di non distogliere gli occhi. Perché solo così possiamo commuoverci e immedesimarci e desiderare di pregare: per quei bambini, per le loro madri, per quel povero stremato Paese. Ma non solo: in questi giorni di Quaresima non possiamo essere distratti. Dobbiamo guardare in faccia il male, perché solo così capiremo su quale abisso si è chinato Cristo, salendo sulla Croce, e quale nemico ha sfidato. Non è, Pasqua, una gentile e innocua festa di primavera: è martirio, morte, notte del sabato e risurrezione. Ogni volto dei bambini di Idlib testimonia quanto feroce e grande era, quel giorno, il nemico. (…)”.
Grazie anche alla signora Corradi per questa toccante riflessione. Che questa lettura smuova le preghiere di tutti e la coscienza di chi può intervenire e fermare la strage degli innocenti.