Le diverse mutazioni del Covid stanno mettendo in allarme non solo sindaci e Governatori di Regione, ma anche i medici.
Il professor Bassetti ci spiega quali sono le più pericolose per i nostri territori e perché i casi sono di nuovo in aumento. Che le fasce di colore, pensate dal Governo precedente, non bastino più?
Varianti Covid: l’allarme di Bassetti
Il Coronavirus non smette di far paura. Nonostante l’arrivo dei vaccini, l’inizio della immunizzazione, a preoccupare, ora, sono le varianti del ceppo virale. Dopo quasi un anno dalla sua scoperta, il Coronavirus annovera varianti diverse e molto pericolose. Alcune di queste, proprio nelle ultime settimane, stanno preoccupando alcuni territori d’Italia, tanto da farli ripiombare nuovamente in zona rossa.
In un’intervista ad Adnkronos, il professor Matteo Bassetti ha cercato di spiegare perché queste varianti sono e risultano così pericolose: “Difficile dire quale variante è più pericolosa tra quelle fino ad oggi individuate. Quella sudafricana e quella brasiliana sembrerebbero essere le più pericolose” – commenta.
Ma come si diffondono? “La prima si concentra di più nella saliva ed è più facilmente contagiosa, e poi ha la capacità di avere questo meccanismo per cui può scappare alle difese immunitarie che noi produciamo. Ovvero: una persona viene in contatto con il virus, produce gli anticorpi e nonostante gli anticorpi si infetta lo stesso per una seconda volta, anche poco tempo dopo la prima” – continua Bassetti.
La campagna vaccinale è iniziata in tutto il mondo. Ma i vaccini che abbiamo sono vincenti anche contro queste varianti? “I vaccini sono stati sviluppati sulla proteina Spike del virus cinese, il primo sequenziato.
Potrebbe essere quindi che queste varianti scappino ai vaccini. È un punto ancora non definito che però preoccupa. Sulla variante inglese invece, per ora predominante in Europa, i vaccini sembrano funzionare” – spiega.
Bassetti: “L’Italia fa meno rilevazioni di sequenziamenti in Europa”
L’Italia però, spiega Bassetti, è il Paese in Europa che fa meno rilevazione di sequenziamenti: “1 su 1.000 positivi, mentre ci sono Paesi che ne fanno 40-50. Non si può pensare di parlare delle varianti senza sapere che cosa sta succedendo nel nostro Paese. Non abbiamo un’idea chiara su questo problema perché non si è adeguatamente investito sui laboratori per il sequenziamento genetico.
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Alcune strutture lo fanno molte altre no. Servono risorse per fare una mappatura quotidiana: tutti i laboratori devono inviare un certo numero di campioni e devono mandare i risultati al ministero della Salute che poi deve elaborare una mappa della circolazione delle varianti nel Paese. C’è urgenza su questo tema e stiamo perdendo molto tempo” – conclude, con decisione, Bassetti.
ROSALIA GIGLIANO