Tutta l’Italia insorge e protesta contro le ristrettezze del Governo dell’ultimo Dpcm, per emergenza Coronavirus.
Torino, Trieste, Milano, Roma, Napoli, Palermo, Catania. Non si ferma la ribellione dei commercianti e dei titolari di palestre, di coloro che lavorano nello spettacolo, i più penalizzati dal nuovo Dpcm. Non ne possono più delle incaute decisioni del Governo. Incaute, perché mirano a chiudere le attività e non a controllare il flusso di clienti e utenti che renderebbero facile il dilagare del Coronavirus.
Moltissimi rischiano di rimanere senza un lavoro, di non poter sfamare i loro figli, di vedere i sacrifici di una vita persi per sempre. La causa non è il Coronavirus, ma la restrizione smodata del Governo, ne non propone nessuna alternativa alla chiusura di ristoranti, palestre, cinema, teatri. Alle ore 18:00 scatta il coprifuoco, la fine di ogni giornata lavorativa. Ciò incide, ovviamente, anche su moltissime altre attività collaterali. I tassisti, ad esempio, protestano a Torino, occupando piazza Castello. A Cremona, invece, i ristoratori si presentano alla Prefettura con le stoviglie alla mano!
A queste proteste, si aggiungono quelle di Catania, Treviso, Viareggio con fumogeni o bocco del traffico. Trieste urla dagli striscioni: “Ci avete preso in giro, ora ci state uccidendo”; “Non siamo untori, ma lavoratori”. I lavoratori dicono: “Vogliamo convivere con il virus, ma non sopravvivere. Vogliamo lavorare”; “Non sappiamo come portare il pane a casa”; “Ci siamo adattati: plexiglass, sanificazione, guanti, mascherine. E ora dobbiamo chiudere”; “Non siamo negazionisti, sappiamo qual è il problema, ma non possiamo non lavorare”. A Napoli, scrivono: “Reddito di salute per tutti, la crisi la paghino i ricchi”. “A salute e a prima cosa, ma senza sorde nun se cantano messe”, mentre si chiedono le dimissioni di De Luca.
Le forze dell’ordine cercano di disperdere le folle, ma senza successo. “La questione dell’ordine pubblico è diventata molto sensibile e vanno disinnescate le situazioni più a rischio. Già in questi giorni sono state messe in campo una serie di azioni preventive e in ogni caso, viene ribadito, non saranno tollerati eccessi”, ma il Governo tace.
Forse la strategia è quella di far cadere la cosa nel dimenticatoio? Per questo vi proponiamo l’elenco completo delle città che stanno ribellandosi: Ravenna, Roma, Ostia, Terni, Trieste, Napoli, Milano, Latina, Modena, Ferrara, Treviso, Siracusa, Catania, Verona, Bergamo, Lecce, Bari, Torino, Piacenza, Cremona, Cesenatico, Viareggio, Salerno, Palermo, Lecce, Livorno, Pesaro, Rovigo, Pescara, Cervia, Belluno, Vicenza, per parlare solo dell’Italia.
Intanto, anche molti sindaci stanno scendendo in piazza e tanti discutono sulla possibilità dell’aumento della criminalità che, dopo le 18, avrebbe campo libero, con tutto ciò che riuscirebbe a vendere sottobanco!
Antonella Sanicanti
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