Gli interventi e i messaggi di pace dei Pontefici contro i traumi e le disgrazie della guerra hanno una lunga tradizione che ha origine almeno dall’inizio del Novecento.
C’è un messaggio che può essere considerato l’iniziatore di una lunga e bellissima tradizione caratterizzata dall’impegno dei Pontefici per un mondo all’insegna della Pace. L’inutilità della guerra è il filo conduttore di questa tradizione, nata con Papa Benedetto XV e mai arrestatasi. Il primo messaggio di Pace fu quello che lo stesso Papa Giacomo Della Chiesa inviò alle autorità, parlando dell’inutile strage, quella del Primo Conflitto mondiale. In realtà, scavando nei libri di storia del cristianesimo, possiamo riconoscere un’anticipazione di questa tradizione, grazie all’appello del Pontefice del Risorgimento, Pio IX.
Era il 29 aprile del 1848 quando l’allora Pontefice Pio IX si chiamò fuori dal prendere parte a una guerra contro l’Austria. In quell’occasione, il Papa disse: “Noi abbracciamo tutte le genti, popoli e nazioni con pari studio e paternale amore”. In tal senso, si trattò di un rifiuto a partecipare a un conflitto che avrebbe portato morte e sofferenza. Per questo motivo, la scelta di Papa Pio IX può essere considerata il germe di un “nuovo atteggiamento”, quello che, a partire da Papa Benedetto XV non si sarebbe mai più arrestato.
Come accennato, il primo grande messaggio fu poi quello di Papa Benedetto XV. In quell’occasione, come in altre d’altronde, l’intervento di Pace del Papa non fu preso troppo in considerazione. Infatti, quelle due parole, cariche di significato, “inutile strage”, non furono poi accolte. Basti pensare al dramma della Guerra di Trincea. Al tempo di Benedetto XV, la “Nota di Pace” fu messa in piedi insieme a un altro collaboratore, quell’Eugenio Pacelli divenuto poi Pontefice col nome di Pio XII. Pacelli, che si trovò a reggere la cattedra di Pietro nei duri anni della Seconda Guerra Mondiale, pronunciò, proprio nella giornata del 24 agosto il famoso radiomessaggio, dove ribadiva che “Nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra”.
In occasione del messaggio di Papa Pio XII, giocò un ruolo importantissimo l’allora Sostituto della Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, che ne redasse la definitiva bozza. Montini, divenuto poi Pontefice col nome di Paolo VI, operò con spirito di pace in occasione della Guerra del Vietnam. Numerosi furono infatti i suoi interventi e le sue “spinte pacifiste”.
Papa Giovanni XXIII raccolse più attenzioni in tal senso. In occasione della crisi dei missili di Cuba, datata ottobre 1962, l’allora Pontefice fu più ascoltato rispetto ai suoi predecessori. Giovanni XXIII fu il primo Pontefice della storia ad aver redatto un’enciclica interamente dedicata alla pace. Il nome dell’enciclica è, per l’appunto “Pacem in terris”.
Anche Giovanni Paolo II giocò un ruolo determinante nella spinta verso la Pace. Il suo ruolo fu particolarmente esaltato in occasione della guerra al comunismo e, in particolar modo, in occasione della caduta del muro di Berlino. Non solo: nel 2003, Papa Giovanni Paolo II supplicò i leader americani di non muovere un nuovo orrore, con la guerra a Saddam Hussein. In questo caso, le sue parole non furono del tutto ascoltate.
L’operato, in questo senso, di Papa Benedetto XVI si è rivolto principalmente al cosiddetto “disarmo nucleare”. Il Papa emerito non ha mai perso occasione per inviare messaggi di pace, ribadendo più volte che “in una guerra nucleare non vi sarebbero dei vincitori, ma solo delle vittime”.
Anche Papa Francesco rimane fermo su questa linea. Più volte l’attuale Pontefice si è esposto con importanti iniziative. La lettera inviata a Putin nel 2013, con la quale si chiedeva di evitare i bombardamenti in Siria, ne sono solo un esempio. Papa Francesco ha più volte utilizzato il termine “Terza Guerra Mondiale”, per richiamare il dolore che i conflitti, qualsiasi essi siano, possono portare. (fonte: La Stampa)
Fabio Amicosante
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