La Beata Maria Gargani comprese la sua missione, in un momento molto speciale, grazie a una grande luce. La risposta del grande santo a cui era legata fu netta.
Maria Gargani nacque a Morra Irpina nel 1892, e fin dal suo primo incarico si dedicò anche all’apostolato verso le persone più sprovviste di assistenza, religiosa e non solo. Il padre di Maria era molto religioso e fu lui stesso a educarla alla fede, facendole imparare a memoria le preghiere quotidiane e il catechismo di san Pio X.
Maria venne affidata alla guida di Padre Pio
La prima comunione la fece di nascosto dai genitori, e entrò a far parte della “Mistica Betania”, un gruppo di preghiera che si riuniva presso il convento dei Cappuccini, sotto la guida di padre Agostino e di padre Benedetto da San Marco in Lamis. Quando nel 1915 padre Agostino fu chiamato in guerra come cappellano militare, affidò Maria alla guida spirituale di un altro suo assistito, un giovane confratello: padre Pio da Pietrelcina.
La prima sessantasette lettere, conservate nell’epistolario di padre Pio, destinate a lei, riporta parole di grande stima del santo di Pietralcina nei suoi confronti. Padre Pio infatti affermava di essere “superlativamente lieto e riconoscente di aver conosciuto i vostri preziosi caratteri, siccome un giorno Gesù mi fece conoscere la vostra anima”.
L’incontro tra Maria Gargano e Padre Pio
I due si incontrarono intorno alla metà di aprile del 1918. Un momento immortalato dalle parole di Maria nel suo diario. “Vedendomi spuntare sulla porta della sacrestia, mi chiamò per nome e mi fece entrare in una stanzetta attigua, dove ci trattenemmo a parlare come due persone che si fossero conosciute da tempi remoti. Che soavità, che dolcezza nelle parole del Padre e che belle assicurazioni mi dava sulla mia anima!… M’incoraggiava ad essere sempre più del Signore e fare in modo da glorificarlo nella mia vita! Io mi sentii veramente felice e svanirono dalla mia mente e dallo spirito tutte le ombre e tutte le pene”.
Le attività di apostolato intraprese da Maria furono diverse, spesso dedicate ai bambini e ai ragazzi del suo paese. Dava loro lezioni di catechismo, con metodi innovativi e intraprendenti, e questo spesso le causava forti contrasti con le altre maestre della scuola dove Maria insegnava.
La luce intellettiva che le fece comprendere la sua vocazione
Le sue attenzioni erano però spesso rivolte anche ai malati, di cui se ne ricorda due in particolare, Lucia e Rosinella, la prima cieca e abbandonata nell’ospizio dei poveri e la seconda affetta da artrite deformante, entrambe assistite nelle più elementari necessità igieniche. Comprese di dover avviare un nuovo Istituto di suore, che avrebbe prolungato il suo apostolato, durante una novena alla Madonna, mentre si trovava in ginocchio davanti al Santissimo Sacramento nella Chiesa Madre di Volturara, ricevendo una “luce intellettiva”.
Maria confidò a padre Pio il suo intento, solamente quando i tempi furono maturi. La risposta del futuro santo fu di approvazione. “Ecco, finalmente, qui dovevamo arrivare! Questa è la volontà di Dio. È bello, è bello! Fai presto a chiedere al Vescovo il convento ed esponi a lui tutto”.
La madre non venne mai distolta dalla contemplazione di Gesù
L’11 febbraio 1936 venne autorizzata l’erezione della Pia Unione delle Suore Apostole del Cuore Eucaristico di Gesù, e solamente un mese dopo venne inaugurata la prima comunità nell’ex convento di Santa Maria della Sanità a Volturara Appula. Gli scopi della nuova famiglia religiosa furono formulati dalla stessa fondatrice. Apostolato parrocchiale, istruzione catechistica, diffusione della buona stampa, istituzione di scuole materne per i bambini e professionali per le ragazze, doposcuola.
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Questo fervore di opere, però, non distolse mai madre Maria Crocifissa dalla contemplazione del Sacro Cuore di Gesù e delle sue misericordie, che le permise di raggiungere un alto grado di perfezione in un costante impegno quotidiano. Le consorelle la ricordano, negli ultimi anni della sua vita, sempre inginocchiata al suo solito posto nella cappella di Casa madre, con lo sguardo fisso al Tabernacolo.
Giovanni Bernardi