Il Beato Benedetto da Urbino, noto come l’apostolo dei poveri, odiava in maniera viscerale ogni vizio incarnando il perfetto esempio dell’austerità cappuccina.
Marco Passionei nacque nel 1560 a Urbino, settimo di undici figli e rimasto orfano a soli sette anni. I tutori lo condussero nel palazzo che la sua famiglia possedeva a Cagli, e lì ricevette i primi rudimenti delle lettere. Si recò a Perugia per gli studi, in mezzo a tanti giovani viziosi però non si lasciò mai distrarre.
Ogni mattina si recava infatti in chiesa ad ascoltare la Messa e a fare la comunione, durante il giorno ripeteva i suoi atti di fede, speranza di carità. In questo modo fronteggiò le insidie del demonio, del mondo e della carne. Dopo la laurea, a ventidue anni, si recò a Roma per prestare servizio.
Presto però tornò nella casa paterna, a Fossombrone, dove decise di farsi Cappuccino. A causa della sua costituzione fragile non fu un ingresso facile, e venne mandato a svolgere il noviziato a Fano. Aveva frequenti infermità di stomaco e venne rimandato in famiglia. Ciò provocò in lui grande dolore, e alla fine ottenne di fare la professione religiosa con il nome di Fra Benedetto.
Si spogliò dei beni in favore dei poveri e propose di percorrere risolutamente la via della perfezione. Si dedicò tutta la vita al ministero della predicazione unendo il suo grande zelo a una radicale semplicità di parole, in un tempo molto duro in cui l’eresia luterana faceva grandi danni alla Chiesa nelle regioni settentrionali d’Europa.
Noti per il grande bene che svolgevano con il loro operato, alcuni Cappuccini vennero mandati nel nord-Europa per arginare l’eresia con la loro predicazione. Fra questi c’era Benedetto, che però dovette ritornare per la sua inferma salute. Nella sua provincia si dedicò ai giovani ma soprattutto puntava alla propria santificazione operando uno sforzo costante.
Benedetto, più volte fu eletto all’ufficio di Guardiano nei conventi di Cagli, Fano, Pesaro, Osimo e Fossombrone, nutriva un odio viscerale e implacabile per il peccato, e fu un vero e proprio modello di vita cappuccina. Non usciva quasi mai dalla sua cella e ancora meno dal convento. Stava continuamente unito a Dio, e parlava poco. Se la regola prescriveva il silenzio, lui restava muto.
Aveva infatti in forte disprezzo ogni discorso vano, non tollerava che si dicesse male del prossimo e prendeva sempre le difese di tutti, specialmente degli assenti. Per sé stesso, invece, aveva una considerazione così bassa da chiedersi come facessero a sopportarlo i suoi confratelli. Per ogni sua mancanza, chiedeva pubblicamente scusa a tutti, come se fosse un novizio.
In quarant’anni di sacerdozio accettò vestiti nuovi solamente due volte. Indossava infatti tuniche e mantelli già rifiutati da altri perché logori e rattoppati. Scriveva lettere e prediche su ritagli di carta o di buste, e nonostante la sua salute profondamente cagionevole non si dispensò mai dalle penitenze e dai digiuni di regola. Non accettò mai alcun cibo speciale. Mangiava una volta al giorno, beveva vino solo per obbedienza.
“Poco basta alla necessità, e nulla alla sensualità”, era la sua risposta quando qualcuno lo invitava a nutrirsi di più. Ogni giorno, per più di mezz’ora, usava flagellarsi aspramente, e indossava giorno e notte un cilicio di crine. A volte, nei giorni più solenni, macerava il proprio corpo con una lamina di ferro cosparsa di centinaia di punte di chiodi. Dormiva poco e disteso sopra un tavolaccio.
A chi chiedeva spiegazioni, rispondeva: “è necessario che io mi affretti a mettere in serbo qualche cosa per l’eternità perché vedo che gli anni trascorrono assai veloci senza che possa dire di avere acquistato meriti per il Paradiso”. Non riusciva a capacitarsi del perché tutto il mondo non amasse il Signore. Rispondeva sospirando: “Gli uomini non lo amano perché non lo conoscono”.
Benedetto preferiva i paesi oscuri alle grandi città, e presto venne conosciuto con il nome di “apostolo dei poveri”. Oltre che dei malati, infatti Fra Benedetto aveva una cura particolare anche dei poveri. Desiderava che ad essi fosse sempre fatta l’elemosina, e quando non accadeva faceva di tutto per rintracciarli.
Durante le sue predicazioni non aveva alcun rispetto per i vizi e faceva speciali orazioni per i peccatori ostinati. Il suo confessionale era sempre straripante di penitenti, e molti si chiedevano come facesse ad accontentarli tutti continuando le sue pratiche di pietà.
Aveva ottenuto da Dio il dono dei miracoli, tanto che guariva i malati col segno della croce, con il semplice tocco della mano, oppure impartendo loro la benedizione con il reliquiario che portava sempre con sé. Nonostante ciò, era industriosissimo nel tenere nascosti questi carismi ricevuto da Dio.
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Se qualcuno infatti gli esprimeva riconoscenza per la guarigione ottenuta, ne attribuiva il merito ad altri o faceva finta di non capire. Riusciva persino a conoscere, alla vista e all’odorato, chi era casto e chi no perché lo inducesse a pentimento.
Giovanni Bernardi
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