Oggi, 29 Maggio, la Chiesa ricorda il Beato Rolando Rivi Martire, giorno della sua traslazione nel cimitero di San Valentino nel 1945.
Rolando Rivi è stato ucciso venerdì 13 aprile 1945, in odio alla fede cristiana, a soli 14 anni. L’indomani, papà Roberto e don Camellini ritrovarono il suo corpo martoriato. Sepolto provvisoriamente a Monchio, un mese dopo, il 29 maggio, tornava a San Valentino tra la sua gente in lacrime che guardava a lui, come a un piccolo angelo. Sulla sua tomba, papà Roberto fece scrivere le parole da lui composte: “Tu che dalle tenebre e dall’odio fosti spento, vivi nella luce e pace di Cristo”.
“Caro piccolo amico, ringrazio Dio che mi ha fatto il grande dono di conoscerti e scoprire la tua storia, un dramma che ha lacerato il cuore della tua famiglia. Ho pianto quando ho letto gli scritti del tuo papà, Roberto. Un uomo con una fede salda nel Signore che ti ha trasmesso con tutto il suo fervore. E solo la fede coltivata con una preghiera assidua, è stata l’ancora che lo ha salvato dalla disperazione per la tua atroce morte. Per delle circostanze che definisco dio-incidenze, sono entrata sempre più in confidenza con te.
Quella domenica, 25 settembre 2016, quanta emozione quando sono venuta a trovare i tuoi familiari: tuo fratello Guido, nato in Cielo pochi giorni dopo, e poi tua cognata Maria, le tue nipoti, la cara Giovanna. Sono momenti indimenticabili! La tua giovanissima vita e’ stata spezzata da uomini che ti hanno avuto in odio solo perché non tacevi il tuo grande slancio verso il Signore. “Io sono di Gesù” amavi dire a chi ti consigliava di non portare l’abito talare nei tempi bui della resistenza, in cui partigiani senza morale, hanno macchiato di sangue i luoghi dove sei nato e cresciuto in Emilia, purtroppo noti come il triangolo rosso.
Rolando Rivi: una sofferenza trasfigurata
Ma dalla più terribile sofferenza che hanno inflitto a te e anche ai tuoi cari, scaturisce una luce che non sono riusciti a spegnere. Volevano far tacere ciò che rappresentavi: un uomo di Dio. Ma in realtà hanno reso ancora più splendente la tua figura che oggi è un riferimento per moltissimi di noi. E ci incoraggi nel difficile cammino della vita, a tenere lo sguardo fisso su Gesù, accogliendo il suo progetto su di noi sopratutto quando non va secondo i nostri piani.
Ti sei fidato del Signore sino in fondo: così piccolo mi stai insegnando più di chiunque altro. Ho recitato più volte la Novena a te dedicata e ho potuto assaporarne i preziosi frutti. La tua immagine appesa in camera mi fa compagnia, e quando incrocio il tuo sguardo vivace, mi ricordi per chi vale la pena lottare, credere, sperare e amare.
E poi che sorpresa inaspettata, quando nell’estate 2018, di passaggio da Reggio Emilia, durante un pranzo in compagnia di cari amici, scopro che il sacerdote a tavola con noi, don Giuseppe, era stato tuo compagno in seminario a Marola (Reggio Emilia). Quanti bei ricordi di te bambino ci ha raccontato, ed è stato come riviverti.
Quello che posso fare per ricambiarti, anche se è un nulla a confronto di quello che tu mi hai donato, è scrivere di te affinché chi non ti ha ancora incontrato, possa conoscerti, e sapere che in Cielo c’è un amico dolcissimo e attivissimo che si dà un gran da fare per tutti noi.
Simona Amabene
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