Il Beato Tommaso da Tolentino fu fervido sostenitore della povertà più radicale e si fece promotore dell’annuncio in Oriente, a cui non rinunciò fino all’ultimo.
Tommaso nacque nel 1250 e fu anche conterraneo del più celebre san Nicola. Fu fin da subito, cioè dalla sua entrata da giovanissimo tra i Francescani, sostenitore della più rigorosa povertà in conformità della Regola. Proprio per questa ragione finì in carcere due volte. Nell’epoca della sua gioventù, infatti, l’Ordine francescano era diviso su un problema di grande importanza, legato ai beni materiali.
Per una parte dei francescani la povertà significava rinunciare a qualsiasi tipo di beni personali, usando solo quelli della comunità. Per altri, invece, questa era intesa in maniera molto più radicale, ovvero vivere con la privazione di tutti i beni. In particolare, fra i francescani di Provenza, di Toscana, e tra quelli della Marca di Ancona. Tommaso da Tolentino emerse come leader locale del movimento degli “spirituali”, ispirato in particolare a frate Angelo da Cingoli, poi detto Clareno.
Quando il conflitto da interno rischiava di interessare tutta la Chiesa, per gli uomini di punta del movimento arrivarono i processi e la detenzione. Una volta liberato dalla prigione si fece missionario in Armenia, insieme ad Angelo Clareno, Marco da Montelupone, Pietro da Macerata ed Angelo da Tolentino nella missione di Armenia. Il re armeno lo incaricò di varie ambascerie in Europa presso il Papa e il re di Francia.
Una volta tornato a Roma, in cerca di missionari, ripartì nel 1302 per l’Oriente con dodici compagni. Nel pieno della sua attività apostolica gli giunsero alcune lettere, scritte da Fra Giovanni da Montecorvino, in cui sollecitava l’invio di aiuti dalla Cina. Per questo, quando nel 1308 si trovava a Poitiers prospettò al Papa Clemente V le necessità delle missioni in Oriente. Così negli anni seguenti il suo campo dell’attività missionaria dalla Persia arrivò anche in India e in Cina.
Verso la fine del 1320 s’imbarcò per il paese orientale e una volta che però venne fatto sbarcare, insieme ai suoi compagni, cinque missionari, nell’isola di Salsetta, finì incarcerato insieme ai suoi confratelli. Dinanzi ai Musulmani non ebbe alcuna paura di difendere la divinità di Gesù Cristo. La vicenda venne raccontata da un altro missionario, il beato Odorico da Pordenone, morto nel 1331, che nel suo viaggio verso la Cina si era fermato a Thana e lì ascoltò molti testimoni.
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Tommaso e i suoi compagni erano stati chiamati a deporre davanti a un giudice, su certi litigi in una famiglia. Durante questo incontro, però, cominciarono a predicare la fede cristiana di fronte a un uditorio di numerosi musulmani. Il loro vigore nell’annunciare la Parola di Cristo era talmente ardito che che il capo locale li fece mettere a morte. Fu quindi con il nome della Madonna sulle labbra e con l’annuncio della Parola di Cristo che venne crudelmente martirizzato il 9 aprile del 1321. Passò quindi alla storia come uno dei francescani dei più battaglieri, diventato frate assai giovane, e altrettanto presto contestatore.
Giovanni Bernardi
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