Ancora non sono ritornati nei propri ranghi i membri della Congregazione dei “Fratelli della Carità”, che gestiscono 15 degli ospedali psichiatrici del Belgio, per conto della Santa Sede.
Non si stanno opponendo -come il Vaticano e tutti noi vorremmo- alle leggi del Paese, che promuovono l’eutanasia a tutto spiano, per i malati incurabili.
Dopo molti appelli da parte delle autorità religiose e del Papa in persona, questi sono disposti -pare- a rischiare la scomunica, pur di non proibire ai medici di dichiararsi pro-eutanasia.
In Belgio la pratica della buona morte è legale dal 2002; in un solo anno è stata concessa a 2.021 persone e, cosa ancor più allarmante, nel 2014 è stata permessa anche a minori con malattie terminali.
Viste le leggi del Paese, anche nei suddetti ospedali psichiatrici cattolici, si vorrebbero applicare le stesse regole della morte assistita.
“Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l’eutanasia diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile.” -dice il Catechismo della Chiesa Cattolica.
E, già in Maggio, si discuteva ampiamente sulla questione, poiché i medici, in Belgio, pur lavorando in Istituti Sanitari Religiosi, vorrebbero essere liberi di comportarsi come i loro colleghi laici; di scegliere, a loro discrezione, se un malato abbia bisogno o meno di morire!
Purtroppo, la terribile diatriba non si riesce a risolvere, anche perché il Consiglio Direttivo della struttura ospedaliera in questione è formata da laici per i quattro quinti.
Il Papa è intervenuto, a più riprese, chiedendo di bloccare quel procedimento; in caso contrario provvederà ad applicare severe ammende, fino alla scomunica.
Il responsabile Padre René Stockman, in accordo con Bergoglio, ha detto: “Un conto è la Congregazione dei “Fratelli della Carità” che si trova in Belgio, un altro è l’organizzazione che gestisce le strutture sanitarie.”.
“Primo, il rispetto per la vita è un valore assoluto. Secondo, non si può indicare l’eutanasia come “soluzione” a un malato che sia senza prospettive di guarigione. Terzo, l’eutanasia non può essere considerata alla stregua di un atto medicale. Quarto e ultimo punto, l’eutanasia non può essere praticata negli ospedali che si dicono legati alla nostra Congregazione religiosa.”.
E ora sul Sito dell’Ordine chiamato in causa, si legge: “Dato che l’organizzazione dei “Fratelli della Carità” ha deciso, nella sua riunione dell’11 Settembre scorso, di non modificare il suo testo di orientamento sull’applicazione dell’eutanasia e vuole dunque permettere l’eutanasia a certe condizioni nei propri ospedali e in tal modo si oppone alla richiesta del Vaticano di conformarsi alla dottrina cattolica e dato che gli sforzi di arrivare ad una concertazione in Belgio non hanno ottenuto il risultato sperato, l’organizzazione dei “Fratelli della Carità” sarà invitata dal Vaticano a esprimersi sulla sua visione, dopo di che sarà presa una decisione definitiva”.