In una quotidianità in cui a farla da padrone sono razzismo, criminalità e violenza i gesti di rara umanità passano spesso sotto silenzio. Eppure fare del bene è un’azione virtuosa contagiosa a cui ci si potrebbe abituare se solo si riuscisse a dare valore a questo piuttosto che all’odio ed alla frustrazione. Per questo oggi vi sottoponiamo due gesti di umanità che si sono verificati in questi giorni e a cui quasi nessuno ha dato risalto: l’accoglienza di un gruppo di profughi a Roma e la donazione di coperte ai senza tetto a Milano.
Partiamo proprio dall’accoglienza dei 113 profughi a Roma: si tratta di richiedenti asilo provenienti dall’Eritrea e dallEtiopia che da anni attendevano risposta alla propria richiesta d’aiuto. Sono persone che vengono da contesti disagiati dove la violenza e la guerra rendono impossibile sperare in un futuro per se stessi e per i propri figli. Il loro approdo nella capitale è frutto di un lavoro capillare e profondo svolto dalle associazioni umanitarie di stampo cattolico che è giunto al lieto fine grazie ad un accordo tra la Chiesa ed il governo. Troppo spesso ci si dimentica che queste persone sono vittime di un destino avverso, che nascono in contesti difficili e che sono abbandonati a loro stessi. Di questo sono coscienti i volontari della Caritas dei Migrantes e della Comunità di Sant’Egidio che quotidianamente vivono indirettamente le loro storie, le seguono e se ne fanno carico, cercando con tutti i mezzi possibili di dare un risvolto positivo e dando, in questo modo, seguito al concetto di misericordia evangelica. Nelle stesse ore in cui i volontari davano il benvenuto in Italia ai profughi dimenticati, a Milano un cospicuo gruppo di volontari, mossi dalla tragica dipartita del senza tetto ad Ancona, si sono suddivisi le strade del capoluogo lombardo per dare coperte alle sfortunate persone costrette a vivere in strada. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un gesto di umanità semplice diretto a delle persone che spesso diventano invisibili nel nostro complicato tessuto sociale.
Gesti semplici come quelli compiuti dai volontari a Milano e Roma sono ciò che il papa intende quando dice che bisogna accogliere i migranti con tutti i mezzi possibili per farli sentire ben accetti. Questi piccoli atti di umanità sono quelli che possono fare la differenza e permettere un’integrazione più semplice, rendendo al tempo stesso il problema dell’immigrazione più facile da affrontare e normalizzare.
Luca Scapatello
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