Sono saliti agli onori degli altari quattro martiri, recentemente diventati beati: la loro storia è raccontata da Lisa Zuccarini nel libro “Benedetti ragazzi”.
Lo scorso 18 agosto sono stati beatificati quattro martiri e un libro edito in questi mesi ce li fa conoscere a fondo. Si chiama Benedetti ragazzi e come sottotitolo specifica che si tratta della vita e dei pensieri dei beati Faccin, Carrara, Didonè e Joubert.
Si tratta di quattro religiosi che hanno subito il martirio in Congo nel 1964 e a raccontarci di loro è Lisa Zuccarini. Edito da Berica Editrice all’interno della collana UOMOVIVO propone al lettore la ricostruzione del contesto e delle circostanze che hanno condotto all’assassinio dei quattro.
L’autrice si è fatta conoscere con il libro autobiografico Doc a chi?, sempre edito dalla Berica Editrice, in cui esterna la sua scelta di appendere al chiodo una promettente carriera di medico per dedicarsi interamente alla famiglia facendo la moglie e la mamma a tempo pieno.
La storia di quattro “Benedetti ragazzi” uccisi a causa della fede
La Zuccarini ama raccontare storie, come si evince anche dall’altro suo libro dato alla stampa di recente, Almeno credo: narrazioni fatte con sguardo femminile, dunque analitico e attento ai dettagli, che diventano parte fondamentale del racconto.
Ma soprattutto in un’ottica cristiana che trasuda in modo evidente. Chi erano questi quattro martiri contemporanei? Trentenni, tre di loro erano missionari saveriani: il bergamasco Luigi Carrara e i vicentini Giovanni Didonè e Vittorio Faccin. L’altro era più anziano, il cinquantasettenne Albert Joubert, abate franco -congolese.
Dopo l’uccisione del primo ministro del Congo in piena guerra civile i religiosi venivano perseguitati e uccisi. I quattro nuovi beati avevano proseguito la loro missione pastorale rimanendo accanto alla popolazione.
Operavano sulla riva ovest del lago Tanganika e anche in un villaggio dell’entroterra. Amministravano i Sacramenti e si occupavano dei bisogni di un popolo che viveva un periodo di grossa crisi. Dopo aspre persecuzioni arrivò per loro il momento del martirio.
Furono uccisi in tempi diversi. Faccin morì per primo e Carrara udì gli spari mentre era in chiesa e stava confessando. Uscito di fretta fu trucidato anche lui mentre cercava di soccorrere il confratello. Era il 28 novembre 1964.
Nello stesso giorno anche Giovanni Didoné venne brutalmente assassinato dalla stessa mano omicida e subito dopo di lui fu la volta dell’abate Joubert.
Il martirio ieri e oggi: i “Benedetti ragazzi” e la loro scelta d’amore
Sono quattro le storie raccontate: la vita di ognuno di questi martiri beati viene raccontata con fedeltà alle fonti storiche e sono presentati ampi stralci di documenti originali custoditi negli archivi saveriani.
In questo libro l’autrice non si limita a narrare ma si domanda quale sia il segreto della loro vita pienamente realizzata, quello di una beatitudine evidente a tutti ancor prima dell’ufficializzazione. La riflessione va sul significato di martirio in particolare nel mondo di oggi.
Su tutta una vita spesa per un amore più grande chiaramente in antitesi con la logica mondana che attanaglia la nostra società. Analizzando con occhi attenti a cogliere le pieghe più intime delle loro scelte di vita si risponde a queste domande.
“Nel mondo, perlomeno in quello occidentale, si assiste alla progressione irrefrenabile di un nuovo annuncio evangelico che più o meno dice questo: la vita ha valore solo quando te la vivi bene senza problemi, senza sacrifici, possibilmente senza limiti imponibili alle soddisfazioni personali“, scrive Lisa Zuccarini.
Alla lucida constatazione di questa realtà odierna si affianca la meditazione sul concetto di martirio cristiano, quella testimonianza che i cristiani dei primi secoli ci mostrano in modo più eclatante. Ma anche oggi scenari simili sono presenti.
I martiri, sottolinea la scrittrice, “ieri come oggi sono donne, uomini, a volte ragazzi poco più che bambini ( o realmente bambini!, incredibili ma veri). Vivono in un contesto persecutorio, sanno di rischiare costantemente la morte, spesso preceduta da sofferenze corporali atroci. Nonostante ciò rifiutano l’abiura come via di salvezza. Pur di non rinnegare Dio ( condizione che invece accetta l’apostata) si lasciano sacrificare. Il tutto allo scopo di difendere la fede in Cristo o la vita di altri cristiani“.
Questi quattro martiri beati possono diventare nuovi amici e intercessori a cui rivolgersi, sono esempi di fede da seguire, sicuri, certi, indicatori della strada da percorrere. Sono quelli di cui ci si può fidare davvero perché hanno perseverato fino in fondo in nome dell’amore più grande.