Sui reali rapporti con il suo predecessore, Bergoglio ha voluto fare chiarezza nel corso della sua ultima conferenza stampa, di ritorno dal Sud Sudan.
Dalla visita pastorale appena conclusa, allo scenario in Ucraina, passando per la morte di Benedetto XVI e per il mai risolto nodo dell’approccio della Chiesa all’omosessualità. Ancora una volta, le parole del Santo Padre in aereo fanno notizia e incidono profondamente.
La “peste” che infetta l’Africa
Nel volo di ritorno dal Giuba, il Pontefice ha innanzitutto tratto un bilancio dei cinque giorni trascorsi prima nella Repubblica Democratica del Congo, poi in Sud Sudan. In primo luogo, ha ribadito la sua condanna dello sfruttamento indiscriminato dell’Africa e delle sue risorse.
In seguito, ha parlato del suo commovente incontro con le vittime della guerra civile congolese: “Dà dolore il problema dell’est – ha detto –. Ho potuto avere una riunione con vittime di quella guerra, feriti, amputati, tanto dolore, tutto per prendere le ricchezze, non va, non va. Il Congo ha tante possibilità”.
Il grosso problema a monte dei conflitti che insanguinano vari Paesi dell’Africa e del mondo è “la vendita delle armi”, definita dal Papa “la peste più grande”. Anche nella Repubblica Democratica del Congo, chi semina discordie e distruzione, lo fa “perché ci sono interessi economici per sfruttare la terra, i minerali, le ricchezze”, ha argomentato.
Con riferimento particolare al Sud Sudan, Francesco ha deplorato il coinvolgimento di “ragazzini” che vengono “reclutati per fare parte della milizia e combattere con altri ragazzini”.
Pace in Ucraina: mai perdere la speranza
Il tema dei conflitti africani ha quindi spostato l’attenzione dei giornalisti sullo scenario in Ucraina. “Io sono aperto a incontrare entrambi i presidenti, quello dell’Ucraina e quello della Russia”, ha spiegato.
“Se io non sono andato a Kiev è perché non era possibile in quel momento andare a Mosca, ma ero in dialogo, anzi il secondo giorno della guerra sono andato all’ambasciata russa a dire che volevo andare a Mosca a parlare con Putin, a patto che ci fosse una piccola finestrina per negoziare. Poi – ha proseguito Bergoglio – il ministro Lavrov mi ha risposto che valutava bene questo ma “vediamo più avanti”.
Il Santo Padre ha anche rammentato che quella in Ucraina “non è l’unica guerra”, poiché “da dodici-tredici anni la Siria è in guerra, da più di dieci anni lo Yemen è in guerra”; ha quindi menzionato il “Myanmar”, con la “povera gente Rohingya che gira il mondo perché sono stati cacciati via dalla propria patria”, fino ai “focolai di guerra” che insanguinano l’“America Latina”.
In definitiva, “tutto il mondo è in guerra” e va verso l’“autodistruzione”. Pertanto, il Pontefice ha esortato: “Fermiamoci in tempo, perché una bomba ti richiama una più grande e una più grande e nell’escalation tu non sai dove finirai”.
Donne e omosessuali: le vere “aperture” di Francesco
Riportando il discorso sul viaggio appena concluso, il Papa ha detto di aver incontrato donne molto in gamba in Sud Sudan: “Portano avanti i figli, delle volte rimangono sole, ma hanno la forza di creare un Paese”. Ovunque nel mondo, questa “forza della donna, dobbiamo prenderla sul serio e non usarla come pubblicità del maquillage: per favore, questo è un insulto alla donna, la donna è per le cose più grandi!”.
L’incontro di Francesco con cinque congolesi cacciati dalle proprie famiglie, perché omosessuali, ha spinto i giornalisti ha domandargli che approccio ha avuto sulla questione dell’omosessualità in Africa. A riguardo, Bergoglio ha ribadito quanto detto dieci anni fa, al termine del suo primo viaggio pontificio, quello in Brasile: “Se una persona di tendenza omosessuale è credente, cerca Dio, chi sono io per giudicarlo?”.
Ha poi ribadito due punti fermi: innanzitutto, i ragazzi di orientamento omosessuale che vivono con i genitori “hanno diritto di rimanere in casa, non potete cacciarli via di casa”. In seconda battuta, “la criminalizzazione dell’omosessualità è un problema da non lasciar passare”, tanto più che in “almeno 50 Paesi”, il comportamento omosessuale è condannato e probabilmente in una decina di ordinamenti nazionali è prevista per loro la “pena di morte”.
“Questo non è giusto – ha commentato – le persone di tendenze omosessuali sono figli di Dio, Dio vuole loro bene, Dio li accompagna. […] Le lobby sono un’altra cosa”, tuttavia, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che gli omosessuali “non vanno marginalizzati”.
Con l’occasione, il Vescovo di Roma ha ribadito che il “matrimonio delle persone omosessuali” non può diventare un “sacramento”, tuttavia “qualsiasi persona può fare un’unione civile, non necessariamente di coppia”: ad esempio, due “vecchiette che sono in pensione” potrebbero stipulare un’unione civile, perché da essa “si possono guadagnare tante cose”.
Quando un teologo “denunciò” Bergoglio…
Ultimo “tema caldo” affrontato in conferenza stampa: le tensioni vere o presunte che si sarebbero rafforzate dopo la morte di Benedetto XVI. Quest’ultimo, ha sottolineato Francesco, “era al mio fianco, appoggiandomi, e se aveva qualche difficoltà, me la diceva e parlavamo”.
Una volta, ad esempio, “una persona che si crede un grande teologo, tramite un amico di papa Benedetto, è andato da lui e ha fatto la denuncia contro di me – ha raccontato Bergoglio –. Benedetto non si è spaventato, ha chiamato quattro cardinali teologi di primo livello e ha detto: spiegatemi questo e loro lo hanno spiegato. E così è finita la storia”.
Il Santo Padre ha quindi smentito le voci per cui “Benedetto era amareggiato” per quanto fatto dal suo successore. “Benedetto, anzi, io l’ho consultato per alcune decisioni da prendere – ha affermato –. E lui era d’accordo”.
“Credo che la morte di Benedetto – ha concluso Francesco – sia stata strumentalizzata da gente che vuole portare acqua al proprio mulino. E quelli che strumentalizzano una persona così brava, così di Dio, quasi direi un santo padre della Chiesa, direi che è gente non etica, è gente di partito non di Chiesa…”.