Oggi, Benedetto XVI scrive: “Sono in pellegrinaggio verso Casa”, ma era l’11 Febbraio di 5 anni fa, il giorno in cui il Papa emerito annunciò al mondo di voler lasciare il Pontificato e ritirarsi da quel compito, per lui ormai troppo oneroso, che lo voleva seguace di Pietro e rappresentante della Chiesa universale.
La decisione fu ben ponderata e sofferta da parte del Pontefice, annunciata solo davanti ai Cardinali riuniti al Concistoro ordinario, per delle cause di canonizzazione, e poi resa anche pubblica.
In tutto questo tempo, Benedetto XVI non si è allontanato troppo, vive alle spalle di San Pietro, al primo piano del monastero “Mater Ecclesiae”, fatto costruire da Giovanni Paolo II.
Coabita con Monsignor Ganswein, collaboratore di Papa Francesco.
Ora, il Papa emerito ha inviato a Massimo Franco, della Sede romana del Corriere della sera, una lettera, che comincia così:
“Caro Dott. Franco, mi ha commosso che tanti lettori del suo giornale desiderino sapere come trascorro quest’ultimo periodo della mia vita. Posso solo dire a riguardo che, nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa”.
Nella lettera si accenna ad un ringraziamento specifico per tutti i fedeli che, in questi anni, anche dopo la rinuncia al Pontificato, si sono preoccupati di lui, della sua salute.
Ma il testo sembra anche essere un saluto per tutti noi, come se il Papa attendesse, da un momento all’altro, la nascita in cielo.
“È una grande grazia per me essere circondato, in quest’ultimo pezzo di strada a volte un po’ faticoso, da un amore e una bontà tali che non avrei potuto immaginare. In questo senso, considero anche la domanda dei suoi lettori come accompagnamento per un tratto. Per questo non posso far altro che ringraziare, nell’assicurare da parte mia a voi tutti la mia preghiera. Cordiali saluti, Benedetto XVI”.
Ed ecco uno stralcio della riflessione del Dott. Franco: “Non era scontato che “due Papi” in Vaticano riuscissero a mantenere una personalità così distinta, senza per questo sovrapporsi o, peggio, trasmettere messaggi di divisione. Se per caso esistessero delle differenze, sono rimaste un segreto custodito tra di loro”, (…) “un segno di forza spirituale e di umiltà, che sublima quando, rivolto a quanti continuano a interessarsi a lui, saluta con un tono quasi familiare: “Non posso fare altro che ringraziare”.”.
E anche noi la pensiamo come il Dott. Franco, ricordando cosa scrisse Papa Francesco, parlando proprio di Benedetto XVI: “Ci impartisce nel modo più evidente una tra le sue più grandi lezioni di teologia in ginocchio. Perché è forse soprattutto dal Monastero Mater Ecclesiae, nel quale si è ritirato, che Benedetto XVI continua a testimoniare in modo ancor più luminoso il fattore decisivo, quell’intimo nucleo del ministero sacerdotale che i diaconi, i sacerdoti e i vescovi mai devono dimenticare: e cioè che il primo e più importante servizio non è la gestione degli affari correnti, ma pregare per gli altri, senza interruzione, anima e corpo, proprio come fa il Papa emerito oggi”.
Noi tutti ci uniamo alla sua preghiera e mai lo dimenticheremo.
Antonella Sanicanti