Molti hanno trovato semplicistiche le conclusioni e non esattamente centrate le correlazioni tra eventi e conseguenze.
Quasi a sorpresa, ieri mattina il ‘Corriere‘ ha pubblicato un lungo stralcio del documento redatto da Benedetto XVI riguardante le cause della pedofilia nella Chiesa. Sebbene la stesura e la pubblicazione fossero concordate con papa Francesco, nessuno si attendeva che le sue conclusioni fossero divulgate a livello planetario. Il testo è una riflessione storica e teologica sul degrado della Chiesa che ha condotto ai recenti scandali.
Il papa emerito ci ha tenuto ad esprimersi dopo aver osservato i risultati del summit sulla pedofilia. L’incontro in Vaticano, infatti, al momento non ha prodotto risultati concreti. La sua riflessione potrebbe servire ai Vescovi come spunto per comprendere gli errori commessi. Alla pubblicazione dei primi stralci qualcuno riteneva che il documento potesse riaprire una faida tra Bergogliani e Ratzingeriani e che si trattasse di un’aperta critica all’operato di papa Francesco.
In realtà il documento non ha scosso le fondamenta della Chiesa, ma pare abbia lasciato perplessi i teologi. Il punto più contestato è l’aver rintracciato l’origine del tutto nei moti rivoluzionari del ’68. Se è pur vero che in quel periodo è stata sdoganata la libertà sessuale, la diretta correlazione tra questa ed una scorretta formazione seminaristica non trova concordi i teologi.
Il teologo Michael Amalados, trova semplicistico: “Attribuire tutto alla mancanza di fede in Dio” e consiglia di “Ignorarlo”. Grillo, invece, sostiene che l’errore di fondo sia l’aver confuso la causa con l’effetto e ritiene errato considerare il Concilio come la causa del decadimento morale piuttosto che un tentativo di porvi rimedio. Posizione condivisa anche da Michael Sean Winters, il quale fa notare: “Il decennio che ha prodotto il maggior numero di abusi sessuali è stato quello degli anni ’60, ma non c’è alcuna correlazione con l’affermazione di Benedetto che sia stata la riforma del seminario a creare il problema”.
C’è anche chi, come il vescovo di Gent Luc Van Looy, che ritiene addirittura fuorviante una parte del testo: “Sembra difendere troppo i sacerdoti che hanno commesso reati, spiegando il fatto, e scusandoli dal punto di vista del contesto sociale ed ecclesiale di un tempo”. I teologi sembrano concordare sul fatto che la riflessione del papa emerito, non sia una vera e propria analisi volta a identificare la cause del peccato all’interno della Chiesa. Si tratta piuttosto di una constatazione di avvenimenti storici che hanno evidenziato un decadimento morale progressivo.
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Luca Scapatello
Fonte: SettimanaNews
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