Il Papa emerito ha pubblicato la lettera commovente con cui risponde agli attacchi subiti negli scorsi giorni dalla Chiesa tedesca, che lo accusano di avere coperto alcuni abusi alla fine degli anni settanta.
La sua risposta, carica di dolore e commozione, è quella di un vero gigante della fede.
Ratzinger ha infatti respinto ogni accusa lanciata nei suoi confronti dall’arcidiocesi di Monaco che lui ha guidato dal 1977 all’inizio del 1982. Nello specifico, gli attacchi parlano di una dichiarazione errata riguardante la sua partecipazione a una riunione del 15 gennaio 1980.
In questo incontro infatti si sarebbe deciso, secondo l’accusa, di assegnare un’attività pastorale a un sacerdote abusatore, e che Ratzinger avrebbe affermato di non essere stato presente quando lui in realtà, affermano i legali che lo accusano, era lì.
La risposta dettagliata verrà pubblicata, spiega Ratzinger, successivamente a quest’ultima lettera. Il Papa emerito in questa ha semplicemente respinto di nuovo ogni accusa. Era presente all’incontro, è vero, tanto che lo aveva già affermato in diverse biografie. Non è stato lui ad affermare che non era presente, ma i suoi collaboratori.
Oltre a questo, nel corso di quell’incontro non si decise di destinare il religioso abusatore ad altre attività pastorali, ma lo si mandò in terapia in un’altra località, per affrontare i disturbi psicologici che lo segnavano. Di conseguenza, non c’è nessuno scandalo, ma solo l’ennesima attestazione della sua buonafede.
Detto questo, però, Ratzinger non si tira indietro e offre tutto il suo dolore per la grave piaga della Chiesa che ha segnato la storia contemporanea, al punto, forse, di portarlo alle dimissioni, ufficialmente presentate per incapacità fisiche di provvedere alle impellenze della Chiesa. Lui, che per primo ha portato il tema all’attenzione del Vaticano e ha avviato un percorso legislativo per affrontare questa piaga nel migliore dei modi, e che ora pone l’attenzione sempre più fortemente sul fatto che non è più pensabile che la Chiesa possa coprire o commettere ingenuità o leggerezze a riguardo di fatti di tale gravità.
“In tutti i miei incontri, soprattutto durante i tanti Viaggi apostolici, con le vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti, ho guardato negli occhi le conseguenze di una grandissima colpa e ho imparato a capire che noi stessi veniamo trascinati in questa grandissima colpa quando la trascuriamo o quando non l’affrontiamo con la necessaria decisione e responsabilità, come troppo spesso è accaduto e accade”, scrive Ratzinger.
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“Come in quegli incontri, ancora una volta posso solo esprimere nei confronti di tutte le vittime di abusi sessuali la mia profonda vergogna, il mio grande dolore e la mia sincera domanda di perdono. Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso. Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente“.
La confessione dolorosa di Ratzinger per le colpe della Chiesa comincia con il ricordo dell’atto penitenziale che si compie all’inizio di ogni celebrazione e sui cui la Chiesa pone attenzione in maniera sempre più forte.
“Mi colpisce sempre più fortemente che giorno dopo giorno la Chiesa ponga all’inizio della celebrazione della Santa Messa – nella quale il Signore ci dona la sua Parola e se stesso – la confessione della nostra colpa e la richiesta di perdono“, afferma il Papa emerito.
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“Preghiamo il Dio vivente pubblicamente di perdonare la nostra colpa, la nostra grande e grandissima colpa. È chiaro che la parola “grandissima” non si riferisce allo stesso modo a ogni giorno, a ogni singolo giorno. Ma ogni giorno mi domanda se anche oggi io non debba parlare di grandissima colpa. E mi dice in modo consolante che per quanto grande possa essere oggi la mia colpa, il Signore mi perdona, se con sincerità mi lascio scrutare da Lui e sono realmente disposto al cambiamento di me stesso”.
Nel mentre, il Papa emerito offre anche una riflessione estremamente profonda e dolorosa sul senso della vita cristiana e dell’incontro con il Signore che avverrà solo nel momento della morte. A tal proposito, Ratzinger afferma che a Lui e soltanto a Lui rimette ogni suo errore o leggerezza, qualora ce ne fossero stati.
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“Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perché confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato (Paraclito)”, scrive il Papa emerito.
“In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte. In proposito mi ritorna di continuo in mente quello che Giovanni racconta all’inizio dell’Apocalisse: egli vede il Figlio dell’uomo in tutta la sua grandezza e cade ai suoi piedi come morto. Ma Egli, posando su di lui la destra, gli dice: “Non temere! Sono io…” (cfr. Ap 1,12-17).
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La lettera comincia però con un grande ringraziamento per tutti coloro che gli sono stati vicini dal primo all’ultimo momento, in particolare Papa Francesco. E non manca di mostrare il dolore per coloro che hanno utilizzato la triste vicenda per attaccarlo.
“Mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo“, scrive Ratzinger. Aggiungendo che “tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone. Sono particolarmente grato per la fiducia, l’appoggio e la preghiera che Papa Francesco mi ha espresso personalmente”.
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