Le tesi-bomba sul Pontificato di Benedetto XVI sono sconvolgenti e mettono il dito nella piaga di una vicenda ancora oggi molto discussa.
Intorno alle dimissioni di Ratzinger dal Soglio Petrino si è detto molto, ma forse non ancora tutto. Un testo giuridico ora getto un ulteriore interrogativo davvero enorme. Da anni infatti Ratzinger, intervistato da giornalisti e scrittori, sostiene che il Papa sia solamente uno. Qualcuno ha cominciato a porsi la domanda: quale dei due?
I segni visibili e quelli che fanno pensare
Che in Vaticano ci siano due Papi, almeno visivamente, è un fatto. Uno è il Papa regnante, l’altro è l’emerito. Il Papa che ha le funzioni di governo della Chiesa è Bergoglio. Allo stesso tempo, però, ci sono molti segni che interrogano i fedeli e che fanno pensare, a suo modo, che anche Ratzinger abbia ancora qualcosa da dire.
Di materiale da approfondire, infatti, ce n’è molto. Numerosi scrittori, tra cui Saverio Gaeta con il suo “La profezia dei due papi”, edito da Rizzoli, hanno affrontato il tema con dubbi e persino scetticismo rispetto alla vulgata comune. Segni come la questione dell’Anello Piscatorio, che Papa Francesco ha scelto di non indossare mantenendo ancora quello di vescovo, fanno pensare.
Tutti quei particolari che interrogano
Come anche gli stemmi Pontifici presenti alla cerimonia di insediamento di Bergoglio, quando erano presenti sia quelli di Benedetto XVI che di Francesco. Ma ancora più evidenti sono i segni che continua a dare Ratzinger ai suoi fedeli. La veste bianca, il titolo di Pontifex pontificum, l’impartizione della benedizione apostolica. E poi ancora libri, interviste, prefazioni, commenti su questioni molto sensibili di natura sociale o etico morale.
Tutto ciò ha portato anche il cardinale Pell, di ritorno dal suo esilio nelle carceri australiane, a esternare la sua perplessità e a dirlo chiaramente, nel suo modo: Benedetto XVI dovrebbe chiarire la sua posizione, e la Chiesa dovrebbe introdurre la figura del Papa emerito da un punto di vista del diritto canonico.
La recente intervista di Francesco e quella affermazione tra le righe
In una recente intervista di Bergoglio ai media argentini, poi, il dubbio si fa ancora più clamoroso. Intervistato dai media argentini, parlando del tema della morte Bergoglio ha risposto: non sarà in Argentina, morirò a Roma da Papa. Da regnante o da emerito.
Il che fa pensare, quindi, innanzitutto, come già ribadito altre volte, che potrebbero esserci altre rinunce in futuro, compresa la sua. Ma lasciando intendere che anche l’emerito, per Francesco, è effettivamente Papa. Quindi ritorna la domanda: quanti papi ci sono a Roma? E cosa succederà il giorno in cui Benedetto XVI lascerà questa terra?
Il testo giuridico dell’avvocatessa colombiana Estefania Acosta
Ora un testo giuridico dell’avvocatessa colombiana Estefania Acosta entra a gamba tesa sulla questione. La tesi, rilanciata dal quotidiano Libero, è che la risposta è da ricercare nel modo in cui Ratzinger ha scritto le sue dimissioni. Si parla di un momento delicato, in cui il papato era assediato da tutti i lati, compreso da quello di una componente interna della Curia romana, ridefinita la “Mafia di San Gallo”.
Poi ci sono le roboanti pressioni internazionali, che hanno il loro culmine in quelle mediatiche, alimentati da scandali come Vatileaks e dalle vicende del “Corvo”, cioè dell’appropriazione indebita di documenti riservati e a causa di mani incognite.
Il particolare contesto delle dimissioni di Ratzinger
Il punto è che la Chiesa, ultimo baluardo davanti una religione mondialistica e sincretista mondiale di eco massonica, era ormai diventata troppo scomoda di fronte ai piani del mondo.
Ora, tra strani errori di latino nella Declaratio di dimissioni di Ratzinger, che non ci si aspetterebbe da un teologo come Benedetto XVI che questa lingua la correntemente anche nel privato, spunta la tesi dell’avvocatessa Acosta, contenuta nel libro intitolato “Benedict XVI: Pope “Emeritus”?.
La tesi di fondo ardita ma ben verosimile che pone un dubbio
Nel testo vengono affrontate le questioni legate al diritto canonico e alle dimissioni di Benedetto XVI. Ma la tesi di fondo è chiara. “Benedetto XVI non ha mai validamente rinunciato all’ufficio di Romano Pontefice per cui rimane l’unico e vero Papa della Chiesa cattolica“, è la conclusione personale della Acosta.
Per la giurista, il testo della Declaratio scritto da Ratzinger sarebbe perciò stato preparato con cura, ma in modo che sulle prime non si notasse che Benedetto non si stava affatto dimettendo dall’incarico di Pontefice.
La vera chiave dell’invalidità delle dimissioni
In sostanza, per questa indagine la chiave dell’invalidità della rinuncia non sarebbe quella, già circolata, in cui si afferma che Benedetto sia stato “forzato”. Ma al contrario Ratzinger sarebbe stato ben cosciente di quanto stava per fare, liberamente.
Benedetto XVI non si stava cioè dimettendo dal Munus Petrinum, cioè dall’essere Papa. Quello che lui stava dichiarando, in realtà, era solo che rinunciava al Ministerium Petrinum, ovvero a fare il Papa, a svolgere le azioni pratiche che sono in capo al Pontefice.
Cosa dice il diritto canonico sulla vicenda
Questo però invaliderebbe completamente le sue dimissioni. Dal punto di vista del diritto canonico, infatti, “essere” e “fare” sono indivisibili per il papa. Quando Ratzinger quindi dice di avere compiuto la sua scelta “in piena consapevolezza”, potrebbe quindi dire qualcosa di assolutamente esatto ma non compreso fino in fondo.
Il nodo chiave è che non si può essere Papa senza anche svolgere il ministero petrino, perché munus e ministerium sono indivisibili. Lo ribadì anche il Segretario della Nunziatura apostolica nel 2019, Monsignor Sciacca.
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Un errore che Ratzinger non avrebbe fatto casualmente
Nel testo delle sue dimissioni Benedetto XVI spiega che l’esercizio pratico del suo ministero gli è diventato pesante e gravoso, quindi rinuncia a fare alcune cose che competono al Papa, come ad esempio “annunciare il Vangelo e governare la barca di Pietro”. Ma non ha mai detto che gli pesava, ad esempio, essere ancora il Papa. Perché giuridicamente non basta rinunciare a fare “alcune cose” per non essere più Papa.
Un errore che Ratzinger non avrebbe fatto casualmente, tutt’altro. La logica giuridica della Declaratio è piuttosto be pensata: Ratzinger starebbe quindi compiendo una sorta di “mezzo servizio”, ma che essendo giuridicamente impossibile sarebbe ancora un servizio intero. Perché si è giunti a questo?
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Ratzinger non ha mai rinunciato a testimoniare la Parola di Cristo
La risposta è nel fatto che Ratzinger, nonostante la sua mitezza e pacatezza, non ha mai rinunciato a testimoniare la Verità di Cristo e della Chiesa. Ma di fronte a tanti virulenti attacchi che arrivavano dai veri poteri di questo mondo, che per la Chiesa sono quelli del principe degli inferi, c’era bisogno di tutelarla e difenderla.
“Ratzinger è ambiguo per non mentire, sapendo che in certi casi e a certe condizioni l’ambiguità è moralmente giustificata. Ecco perché non risponde mai chiaramente, ecco perché le sue risposte sono enigmatiche, ecco perché le sue “dimissioni” sono altrettanto “codificate””, conclude la Acosta.
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“Sembrava che avesse rassegnato le dimissioni dall’essere il Papa ma in realtà, quello che fa è “rinunciare” ad alcune funzioni pratiche che secondo lui corrispondono al Papa. E quella “rinuncia” frazionaria, incompleta o parziale non è valida perché contrasta con la legge divina: va contro l’istituzione del Papato che poggia su un solo capo, cosa che Gesù ha fatto scegliendo come papa solo Pietro, e va contro la pienezza dei poteri di cui, per diritto divino, gode il pontificato”.
Giovanni Bernardi