“Black Lives Matter”. Le vite dei neri contano. Questo lo slogan che va per la maggiore in America, quando si leva l’indignazione contro il razzismo.
Peccato che, quella stessa indignazione si trasforma in indifferenza quando si parla di altre “vite dei neri”: quelle degli africani.
Il voltafaccia di Biden
La contraddizione non è affatto di poco conto. Tutto nasce dalla “rivoluzione copernicana” portata avanti da Joe Biden, sin dai primissimi giorni del suo insediamento alla Casa Bianca. Tra i tanti provvedimenti di rottura rispetto all’amministrazione Trump del nuovo presidente americano c’è l’aborto.
Nella sua cinquantennale carriera politica, Biden, fino a una ventina d’anni fa, era stato un pro life. Iniziò a cambiare strategia, in particolare dal momento in cui Barack Obama lo volle come suo vice alla Casa Bianca nel 2008. Da allora, l’ex senatore del Delaware si è pedissequamente adeguato alla linea prevalente nel Partito Democratico sui temi etici: aborto prolungato ai mesi di gestazione più avanzati; divieto di rianimare i festi sopravvissuti all’aborto; aborto a “nascita parziale”. Ma soprattutto: aborto finanziato con i soldi dei contribuenti americani.
Nel 2017, nei primi mesi del suo mandato, Donald Trump aveva innanzitutto ristabilito la Mexico City Policy (introdotta per la prima volta da Ronald Reagan nel 1984), che vietava i finanziamenti federali a tutte le ong che praticano l’aborto. Successivamente l’ex presidente americano aveva rimosso l’aborto dalle prestazioni sanitarie finanziabili direttamente attraverso le entrate fiscali. Entrambi questi principi sono stati ribaltati dall’amministrazione Biden.
Già durante la campagna elettorale, l’attuale presidente aveva gettato la maschera e, durante una sua visita al colosso abortista Planned Parenthood, aveva invitato gli americani a votarlo, anche allo scopo di reindirizzare gli 8 miliardi di dollari destinati dalla Casa Bianca alla spesa sanitaria nel mondo. “La gente muore nel mondo – aveva detto allora Biden –. Noi siamo i salvatori del mondo. Voi siete coloro che finanziano tutti i sistemi sanitari, le donne povere che nessuno è in grado di aiutare”. Di fronte alla fame del mondo, la soluzione concepita da Biden è in continuità con quella di Obama: controllo delle nascite nei paesi poveri e… più aborti per tutti.
La rabbia degli africani: “Di ben altro abbiamo bisogno”
Gli africani saranno anche poveri e poco istruiti ma non sono stupidi. La loro risposta alle politiche darwiniane e neocoloniali di Biden è stata rapida e sorprendente. A smascherare completamente i piani mortiferi provenienti dalla Casa Bianca è stata Obianuju Ekeocha, una giovane dottoressa nigeriana trapiantata nel Regno Unito. Nel suo video-appello A Message for President Biden. The Unified Voices of Africa, diffuso sul suo canale YouTube, la dottoressa Ekeocha, raccoglie le testimonianze di una ventina di africani. Medici, avvocati, insegnanti, studenti, originari di Nigeria, Ghana, Tanzania e altri paesi. In gran parte donne e per lo più giovani. Tutti uniti da una convinzione: l’aborto in Africa non s’ha da fare.
“Vita o morte? Io scelgo la vita!”, dichiara un ragazzo. “Aiutateci, non uccideteci!”. “Nella mia cultura, sosteniamo la vita dall’inizio alla fine – afferma una studentessa –. Sono contro l’aborto perché l’aborto è uccisione di bambini innocenti nel grembo delle madri”. Molti altri intervistati si domandano per quale motivo l’aborto debba essere una “priorità” per paesi africani, in cui l’educazione, le infrastrutture, il cibo, l’assistenza sanitaria sono diritti costantemente negati. “L’Africa vuole rimanere libera dall’aborto”, dichiara un’avvocatessa. “Dio non benedirà mai una nazione che distrugge i suoi bambini”.
“Il presidente rispetti il grido dell’Africa”
Oltre a definire “scioccanti” e “terrificanti”, le decisioni di Biden, Obianuju Ekeocha ha ricordato che Planned Parenthood è stata fondata nel 1921 dall’americana Margaret Sanger (1879-1966), “eugenista e razzista” al pari della scozzese Mary Stopes (1880-1958), altra paladina del controllo demografico. Foraggiare queste organizzazioni, dando loro mandato di condizionare le politiche africane significa “l’eliminazione della nostra gente” e “la morte dei più innocenti tra gli africani non ancora nati”, aggiunge l’attivista pro life nigeriana.
Ekeocha è convinta che gli africani “rifiuteranno dal punto di vista della loro eredità culturale” e anche della loro “fede”. E in conclusione si domanda: “Il presidente Biden ci ascolterà? Riconoscerà la voce della gente africana? Rispetterà le grida del cuore dell’africano comune? O sarà soltanto un padrone neocoloniale come tanti altri leader occidentali?”.
Luca Marcolivio