Il violento attacco ha provocato un momento di vero e proprio panico tra la gente e mostra come non ci sia più alcun rispetto e quanto l’inganno del male sia scatenato.
Al punto da non avere più alcun freno all’interno della società, per questo c’è bisogno di pregare sempre più.
Gruppi di femministe hanno infatti letteralmente attaccato la cattedrale proprio mentre era in corso la celebrazione della Messa domenicale, sotto gli occhi sgomenti dei fedeli riuniti in preghiera.
L’attacco delle femministe fuori dalla chiesa
Lo ha riferito la stessa arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia, descrivendo l’atto vandalico che ha avuto luogo alle 7:30 del mattino. Le femministe si sono presentate di fronte alla chiesa urlando slogan rabbiosi e anti-cristiani, veri e propri “cori contro la Chiesa”, spiega la diocesi.
In preda alla rabbia, poi, queste “hanno danneggiato la facciata della Cattedrale, macchiando il muro di mattoni con vernice rossa”. In Chiesa monsignor Sergio Gualberti stava celebrando l’Eucaristia, e non appena i fedeli si sono resi conto di quanto stava accadendo hanno subito messo da parte lo sgomento.
Realizzata infatti quale fosse “l’aggressività delle donne“, “non hanno permesso l’aggressione, scoraggiandole a procedere”, ha spiegato l’arcidiocesi. Nonostante ciò restano i danni numerosi che la Chiesa sta subendo in tutta la città.
Chi sono gli autori del gesto e qual è la ragione principale
Si tratta di “danni al patrimonio architettonico e storico della città, una cattedrale che è stata eretta 106 anni fa. La Basilica Minore di San Lorenzo Mártir è stata dichiarata monumento nazionale e fa parte del patrimonio storico e religioso di Santa Cruz e della Bolivia”.
Gli autori delle aggressioni pare che siano legati al collettivo “Mujeres Creando“, e la loro critica nasce dalla posizione della Chiesa in relazione al caso di una bambina undicenne rimasta incinta dopo essere stata stuprata dal nonno sessantunenne, ora in prigione. La Chiesa infatti è intervenuta contro l’aborto della piccola e permettendole di portare avanti la gravidanza, trasferendola in un luogo sicuro.
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Dall’altro lato, associazioni premevano per l’aborto della giovane minorenne, che però ha declinato di sua volontà, insieme alla madre, questa stessa possibilità. Oggi la piccola si trova in luogo gestito dall’arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra, dopo la sentenza dell’Ufficio del difensore civico per i bambini e gli adolescenti.
Una verità diversa da come viene raccontata dai media locali
Tuttavia, la vicenda sembra non essere nemmeno come i media la raccontano, stando alle parole del delegato episcopale della Sanità dell’arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra, padre Víctor Hugo Valda. Pare infatti che la Chiesa non sia affatto intervenuta nella scelta operata dalla minore, quella cioè di non abortire. Avrebbe invece solamente offerto “vicinanza e sostegno concreto” affinché la sua scelta venne resa possibile.
Tanto basta per avere sguainato le forze abortiste contro di lei. “Ora ci criticano persino per aver offerto aiuto, per aver aiutato materialmente la ragazza con la casa, l’istruzione, le medicine, il trattamento psicologico”, ha commentato il religioso, spiegando che tutto ciò che è stato fatto da parte della Chiesa è stato “andare in ospedale perché si rispetti la volontà della ragazza e della madre, che come sapevamo, non voleva interrompere la gravidanza, e inoltre perché costringerla ad abortire è un crimine“.
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Né più, né meno. “La Chiesa era presente per questo e per chiedere dello stato di salute della ragazza e del nascituro”, mentre il trasferimento “in una casa della Chiesa cattolica specializzata nella cura delle madri e delle ragazze adolescenti” è arrivato per mano del giudice. “Pertanto, la Chiesa non l’ha trasferita e non ha partecipato alla decisione“.