Il video preoccupante. Negli Stati Uniti una donna, accerchiata e minacciata dai manifestanti col pugno alzato, si sente domandare: “sei cristiana?”
L’immagine è di quelle che fanno rabbrividire. Sembra un film, invece è purtroppo la triste realtà. Siamo a Washington D.C., in un ristorante nel quartiere di Adams Morgan. Una folla di manifestanti inferociti, legati alle proteste scatenatesi in tutto il Paese e non solo in seguito all’uccisione dell’afroamericano George Floyd, e al più recente ferimento di Jacob Blake, si presenta dinnanzi a una signora seduta davanti al locale.
La donna non ha fatto nulla di male, non ha detto nulla, non ha provocato nessuno. Ha 19 anni, si chiama Lauren B. Victor, è di Washington. Ed è cristiana. Le immagini mostrano la folla inferocita, con le magliette tutte della stessa tinta, totalmente nere, che la accerchia. La sua colpa? Non avere alzato il pugno insieme a loro.
Il video, scrivono i media che accarezzano le proteste violente, “divide il movimento”. Le immagini però, divenute in poco tempo virali e circolate in tutto il pianeta, mostrano chiaro quanto succede, e qual è la direzione che il movimento per le proteste anti-razziste, dopo l’attacco a numerosi simboli e statue occidentali, stia evidentemente prendendo.
C’è anche un video, che mostra ancora meglio la ferocia dei giovani esaltati e la tensione che si è venuta a creare in quel momento. Specialmente di fronte alla donna, rimasta tuttavia impassibile, immobile, imperturbabile. Vale a dire, sicura di sé, e della sua identità.
Sicura che, con Cristo dalla sua parte, nessuno e nessuna potrà mai minacciarla veramente. Dice il Salmo (27:1): “Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore?”
Intervistata dal Washington Post la donna ha affermato, con candore: “Mi sentivo sotto attacco”, ma “in realtà non ero spaventata“. Sono gli Stati Uniti, in realtà, ad essere profondamente lacerati dietro quella immagine. Specialmente a pochi giorni, ormai, dalle prossime elezioni presidenziali.
La donna è seduta al tavolo, viene messa con le spalle al muro. La sua maglia rosa, intorno al nero dei manifestanti, è l’unico tono di colore di una scena oltremodo buia. Le espressioni dei membri del corteo di protesta sono violente, arrabbiate, dietro le mascherine che coprono la bocca. Uomini, donne, tutti in gruppo, inferociti, urlano come se fossero i membri di una setta, hanno il pugno serrato.
La donna si rifiuta di essere come loro, e di fare ciò che gli dicono. Non alza il pugno. La folla la aggredisce. Poi la fatidica domanda, urlatale in faccia: “Sei cristiana?”.
Lauren B. Victor è urbanista, fotografa, vive da anni nella capitale statunitense e quella sera era a cena con il suo compagno nel ristorante messicano Los Cuates, nel quartiere multiculturale di Adams Morgan, sulla diciottesima strada, famoso per i locali notturni. La richiesta, una volta che la donna non risponde, diventa una minaccia.
La manifestazione, con centinaia di persone a partecipare, era iniziata intorno alle 18,30, sull’onda delle proteste per la violenza della polizia a Kenosha, nel Wisconsin, contro Jacob Blake, sparando otto colpi di fronte ai suoi figli piccoli. L’uomo, afroamericano, ha perso l’uso delle gambe.
I manifestanti in strada intonavano cori al grido di “Nessuna giustizia, nessuna pace” e “Fuoco, fuoco, gentrificazione, i neri vivevano qui”. Una volta giunti davanti ai ristoranti hanno cominciato ad accusare le persone sedute a quei tavoli di godere del “privilegio bianco”. Così hanno cominciato a muoversi tra i tavoli e chiedere il sostegno delle persone sedute, puntando loro in faccia la luce.
“È stato opprimente, tutte quelle persone che mi hanno assalito. Avere una folla con tutta quell’energia che vuole che tu faccia questa cosa. Non mi sembrava giusto”, ha detto la donna, che ha spiegato in principio di sostenere la causa del movimento, e di essere attiva nell’offrire servizio nella cura della salute mentale di neri e poveri della città.
Ma ha anche sottolineato che di certo non è così che si cambiano le cose. Non è così che si crea un mondo migliore. La violenza, infatti, genererà solo altra violenza. Gesù ha mostrato all’intera umanità la strada della salvezza, del perdono, dell’amore infinito del Signore che diventa amore, per una vita cristiana, anche dei propri nemici. Solo così si cambia veramente il mondo, con l’amore che Cristo ha insegnato ad ogni uomo.
Giovanni Bernardi
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