In queste ore abbiamo ascoltato il premier britannico Boris Johnson pronunciare una frase agghiacciante.
Parole che mettono in luce tutte le mostruose contraddizioni del nostro tempo: “Abituatevi a perdere i vostri cari”.
Questo è il succo di ciò che ha affermato il primo ministro inglese durante la conferenza stampa che ha tenuto a Downing Street, rivolgendosi ai cittadini del suo paese. L’Inghilterra infatti non sembra affatto intenzionata a prendere precauzioni per il contenimento dell’epidemia da Coronavirus, che in questi giorni sta inevitabilmente sbarcando anche in Gran Bretagna.
“Molte famiglie perderanno i loro cari“, ha detto Johnson, mentre aggiungeva con tono fatalista che il governo non farà nulla per loro. Prendendo quindi le distanze dalle misure draconiane del resto del Vecchio continente. Preoccupato più dell’andamento, già catastrofico, delle borse che delle sorti del suo popolo. Questo nonostante l’ammissione di trovarsi nel bel mezzo di una delle maggiori catastrofi sanitarie della storia moderna. Crisi che nel suo paese avrebbe già toccato intorno alle diecimila persone nel suo paese, rimaste contagiate.
Non paghi, pare che alcuni consiglieri governativi abbiano addirittura sostenuto che sarebbe auspicabile che qualcuno contragga il virus, affinché il resto della popolazione possa sviluppare in maniera autonoma gli anticorpi necessari a combatterlo. Affermazioni che fanno rabbrividire e che mettono in luce la concezione dell’uomo che purtroppo, in molti paesi anche della nostra cara Europa, si sta sviluppando sempre di più.
Ovvero la totale mancanza di attribuzione di valore alla vita umana. Dalle aberranti derive legate a pratiche abortive o eutanasiche, oppure allo screening della trisomia per abortire i figli down che già viene praticato in alcuni paesi continentali, oggi anche per l’epidemia da Coronavirus si dimostra con inquietante normalità quanto l’industria valga più delle vite umane.
Infatti, pur di non intaccare minimamente l’indotto economico di quel grande sistema che oggi chiamiamo “economia”, ma che spesso cela soltanto un grande agglomerato di quelle che San Giovanni Paolo II chiamava “strutture di peccato”, passiamo sopra alla vita umana senza alcun rimorso.
Talvolta infatti, e questo caso specifico ne è la dimostrazione, accade che le situazioni di emergenza mettano in luce il vero volto delle cose. La nostra società e la nostra economia, in questi contesti, mostra il proprio volto spietatamente cinico, individualista e che antepone gli interessi economici a quelli delle vite umane. Una società, cioè, perdere i propri cari per portare avanti l’industria non è più nemmeno considerato un tabù.
Mentre invece nel Discorso della Montagna Gesù è molto chiaro con i suoi discepoli nello spiegare che la giustizia trascende in maniera netta da quello che all’epoca veniva insegnato da scribi e farisei. Mentre oggi questa visione è incarnata dai potenti del mondo, che tessono le trame dell’economia e della politica globale.
“Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza”, dice Gesù (Mt 6,24). E risuona l’ammonimento nella parte finale delle Beatitudini: “Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi, che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete. Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti” (Lc 6, 24-27).
Così, rileggendo le parole del premier Johnson, non dimentichiamoci nemmeno di quanto Gesù dice in Luca 20,45-47. “Guardatevi dagli scribi che amano passeggiare in lunghe vesti e hanno piacere di esser salutati nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei conviti; divorano le case delle vedove, e in apparenza fanno lunghe preghiere. Essi riceveranno una condanna più severa”.
Giovanni Bernardi
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