La Santa Sede sta faticosamente cercando di ricomporre una comunità lacerata da una estenuante guerra intestina e chissà se la novità di questi giorni segnerà una svolta decisiva.
Restano ancora tutti da sanare i problemi seguiti alla defenestrazione dell’ex priore Enzo Bianchi stabilita da un decreto della Segreteria di Stato, con approvazione papale, per motivi ad oggi ancora sconosciuti.
Problemi ai quali nel frattempo si è aggiunta anche la grana della vertenza economica con la Regione Piemonte, apertasi a causa della documentazione – giudicata non conforme dall’ente pubblico – presentata per ottenere un finanziamento.
Una novità per Bose
Una svolta potrebbe arrivare adesso con la decisione presa domenica 30 gennaio, seppur i problemi della comunità monastica restano ancora tutti sul tappeto. In questo giorno, è avvenuta l’attesa nomina del nuovo priore della comunità fondata da Enzo Bianchi nel 1965: i monaci di Bose hanno scelto Sabino Chialà, biblista e teologo che dal 1989 vive nel monastero fondato da Enzo Bianchi. Chialà, specialista degli studi di ebraico e siriaco, ha composto diverse pubblicazioni, tra libri e saggi, sulla figura di Isacco di Ninive.
Stando ai bene informati, Papa Francesco spera che il nuovo priore possa riuscire nella missione (all’apparenza) impossibile di rappacificare questa comunità monastica profondamente divisa. I contrasti interni sono venuti alla luce del sole nel 2020 quando Bianchi fu costretto a sloggiare dall’oggi al domani dal monastero che aveva fondato nell’ormai lontano 1965.
Le accuse a Bianchi e la sua resistenza al decreto vaticano
Il decreto vaticano – approvato da Francesco ma al quale Bianchi ha opposto una strenua resistenza, ai limiti della disobbedienza – chiedeva all’ex priore di ritirarsi in piccolo centro in Toscana assieme ad alcuni monaci a lui vicini.
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Anche se a oggi non è mai stato messo per iscritto quale fosse il reale problema, si sa che tra le accuse mosse a Bianchi c’è quella di aver guidato la comunità monastica nel biellese con uno stile autoritario, continuando a esercitare il potere anche quando aveva abbandonato il suo incarico di priore. Nonostante tutto il Papa ha dimostrato la massima apertura nei suoi confronti indirizzandogli una lettera piena di affetto, vicinanza, stima, specificando perfino di considerarlo alla stregua di un padre spirituale.
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In quest’anno di allontanamento forzato da Bose, Bianchi ha continuato a scrivere articoli, a fare conferenze e a incontrare persone. Qualche mese fa però è arrivato il suo sfogo su Twitter: “Cari amici sono invecchiato e ho difficoltà a venirvi a trovare. Vivo in esilio a Torino, da solo, ma la mia vocazione è comunitaria non eremitica. Perciò venite voi e a pranzo troverete piatti gustosi e converseremo in pace. Oggi peperoncini dolci farciti di carni e aromi”. L’ex priore lamentava che per una persona anziana un simile cambio di abitudini costituiva una rottura “non pensabile anche perché ci prepariamo all’esodo finale, non a cambiar casa e terra”.
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Nel frattempo le frizioni a Bose sono continuate. Adesso sarà compito del nuovo priore cercare di riportare la perduta armonia.