Sospeso per avere semplicemente chiesto di rispettare il buonsenso all’interno della scuola sta continuando a fare discutere. La vicenda purtroppo mette in luce la drammatica decadenza della scuola italiana e della figura dell’insegnante.
La sua decisione è stata quella che fino a pochi anni fa avrebbe assunto qualsiasi altro professore nella scuola pubblica. Purtroppo però in pochissimi anni le regole di educazione sono state sovvertite, e urge quindi una riflessione profonda.
Il Prof. Martino Mora, docente di storia e filosofia presso il Liceo Bottoni di Milano, è stato cacciato da scuola per non avere fatto entrare in classe due ragazzi vestiti con abiti da donna (uno con un gonnellino, l’altro con un tutù) nel giorno della “Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne”. Il docente non appena li ha visti abbigliati in maniera non consona alla dignità della scuola gli ha detto di rimanere fuori dalla classe, ma vicini alla porta in modo tale che li potesse vedere, dicendo loro che la scuola non è un circo e non si può venire vestiti come al Carnevale.
Il prof. cacciato da scuola e le sue parole sull’accaduto
“Quel vestiario era inaccettabile, totalmente inadeguato al contesto. E avrei avuto la stessa reazione se fossero venuti vestiti da clown o da Babbo Natale”, ha affermato Mora nei giorni seguenti. “Per solidarizzare con le donne non c’è bisogno di vestirsi da donne. Io a scuola vado in giacca e cravatta non perché voglio fare l’elegantone ma perché considero la scuola un santuario di cultura e educazione che merita un vestiario adeguato. E voglio che gli alunni facciano lo stesso: non siamo al Carnevale di Viareggio”, ha proseguito il docente.
In ogni caso, da questo passaggio ne è seguito uno scontro con la preside dell’Istituto milanese, Giovanna Mezzatesta – esponente, a detta del prof. Mora, dell’estrema sinistra liberal di Milano, candidata alle ultime elezione milanesi con la sinistra ma non eletta – ha redatto una relazione negativa nei suoi confronti. Ora per il docente è pronta una sospensione, e oggi gli studenti, aizzati dalla campagna mediatica, continuano a boicottare le sue ore di lezione abbandonando l’aula. Mostrando quindi non solo il mancato rispetto nei confronti della figura del docente, ma dando anche vita a una pericolosa deriva di cui veramente non si conoscono i risvolti, se non quelli di un totale decadimento della scuola italiana, come già attualmente accade ormai da anni.
Nei giorni seguenti la vicenda ha continuato a fare sorgere polemiche e dibattiti, tra chi si scaglia brutalmente contro il professore tacciato di omofobia, di essere retrogrado e affermazioni di questo genere, e chi invece solidarizza con lui pensando che si sia comportato come ogni docente dovrebbe fare, in maniera responsabile verso l’educazione che gli viene chiesto di impartire ai suoi allievi.
“Il mio invito è a ragionare con la propria testa”
“Il mio primo invito è stato a ragionare con la propria testa e volevo che ognuno prendesse una sua posizione. In quinta dei ragazzi hanno capito il mio punto di vista e mi hanno rivolto parole di stima, in terza e in quarta ci sto lavorando”, ha affermato il Prof. Mora in un’intervista rilasciata al quotidiano La Verità. “Un insegnante è anche un educatore e un educatore deve sapere dire dei no. Quello era il momento di passare il messaggio che a scuola ci sono dei limiti. La scuola è un luogo speciale e un bene comune e merita rispetto. Ma su questo sono stato sconfessato dalla dirigenza e dal liceo stesso”.
La situazione, insomma, è molto più seria di quanto sembra. In pochissimi anni la scuola e la società italiana è stata oggetto di una vera e propria destrutturazione, portata avanti in maniera quasi sovversiva dal punto di vista culturale, ad esempio attraverso l’informazione mainstream, giornalistica, televisiva o web. “Mi è stato posto un aut aut: fare lezione ai ragazzi vestiti così o andarmene. Io voglio difendere la scuola di De Santis, Croce, Gentile e Gramsci”, ha affermato il docente senza mezze misure, dimostrando così ai suoi studenti che non è necessario omologarsi al pensiero unico oggi dominante.
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“Io, che sono di idee diverse, sono costretto a difendere l’impianto della scuola gramsciana rispetto a questa deriva verso la scuola di Lady Gaga, verso questo grande Carnevale in cui ci si traveste, si fa quello che si vuole. Io sono contro perché ritengo che la scuola sia, come la Chiesa e la famiglia, una delle poche istituzioni di senso rimaste. Se perdiamo anche quella, rimane solo il Nichilismo”.
La replica del docente cacciato: “La scuola è un luogo sacro”
Il professore è poi apparso anche nel salotto di Barbara D’Urso, dove ovviamente ha subito numerosi attacchi da parte degli ospiti in studio, che puntavano in ogni modo ad attaccare le sue posizioni. “Avrei preferito che gli studenti avessero portato un fiore alle loro compagne o un cioccolatino”, ha affermato il docente a “Pomeriggio Cinque”, dicendo quello che fino a pochissimi anni fa sarebbe stata la assoluta normalità, oggi invece incredibilmente sovvertita.
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“La scuola è un luogo sacro”, è stata la conclusione di Morra di fronte agli atteggiamenti di quanti lo attaccano. “Occorre un abbigliamento consono: per un uomo non è un abbigliamento consono indossare una gonna e io ho il dovere di difendere le istituzioni scolastiche. A scuola non ci si veste da clown o da Babbo Natale, non posso essere processato per le mie idee”.