La ricerca della verità divina è un processo che va oltre la materialità e richiede un’ascesa verso la vita spirituale: questo è la riflessione che ci ha donato il Dottore della Chiesa Sant’Agostino nelle “Confessioni”. L’autore ci spiega come dalla caduta, si possa raggiungere la luce.

La caduta dell’uomo, la sua condizione e la sua risalita verso la luce sono argomenti che hanno, fin da sempre, interessato Sant’Agostino d’Ippona. Il teologo, Padre e Dottore della Chiesa riflette molto su questa tematica, che si inserisce in modo totale all’interno della sua visione teologica dove la storia umana e la caduta di Adamo sono momenti indispensabili per la rivelazione e il riscatto dell’umanità. Il pensiero agostiniano sulla caduta dell’uomo si lega indissolubilmente al concetto di salvezza e di grazia divina. La sua opera è un continuo porsi domande e le risposte che il Santo sente di offrire, sono quelle che provengono direttamente dal Creatore. Il suo pensiero ci offre un punto di vista molto interessante sul concetto di dualità nella natura umana che è, da un lato, segnata dal peccato ma, dall’altro, anche dalla potenzialità di risalire verso una conoscenza spirituale, dunque più elevata.
Dalla caduta alla luce: la condizione dell’uomo
Le parole di Sant’Agostino sulla condizione umana e, in modo particolare sulla caduta dell’uomo e sulla sua risalita verso la luce, sono un vero e proprio insegnamento per ogni fedele. Dalle sue parole, può partire una profonda riflessione: “Tutto è bello, quando è opera tua. Ma tu, ecco, sei indicibilmente più bello, essendo l’autore di ogni opera. Senza la sua caduta, dal seno di Adamo non si sarebbero diffuse le onde salse del mare, ossia il genere umano con la sua curiosità profonda, la sua vanità procellosa, la sua instabilità fluida; non sarebbe stato necessario che i dispensatori della tua parola attuassero materialmente e sensibilmente nella profondità delle acque le tue opere e parole mistiche. Sotto questa luce mi si presentarono ora i rettili e i volatili. Ma gli uomini, pur iniziati e permeati da questi misteri, non progredirebbero, con tutta la loro dedizione, oltre i sacramenti corporali, se l’anima non salisse ancora alla vita spirituale e dopo la parola dell’iniziazione non mirasse alla conoscenza completa” (fonte: Sant’Agostino, Confessioni). Il Santo riflette, dapprima sulla bellezza della creazione come opera di Dio. Al contempo, però, l’essere umano, nonostante sia un’opera divina, è in grado di “cadere”.
La conoscenza
Senza la caduta, dunque senza il peccato originale, ci insegna il Santo teologo, il genere umano non sarebbe in qualche modo in grado di sperimentare quanto sia profondo il male. Il dramma della caduta, quindi, è per Sant’Agostino necessario per una profonda rivelazione della natura umana. Tutto ciò si caratterizza come un vero e proprio motore per il cammino della conoscenza. Il Santo ci insegna però che questa non è esclusivamente una conoscenza di tipo intellettuale, ma deve evolversi anche come conoscenza di tipo spirituale. Da qui, allora, l’invito che ci fa il Santo diventa quello di riconoscere l’importanza della vita spirituale. Per farlo, è necessario guardare oltre la caduta e la sofferenza umana. Bisogna guardare, invece, verso una conoscenza definitiva e spirituale. Questa, come il Santo ci insegna, è raggiungibile solo ed esclusivamente nell’unione con Dio.
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