Secondo un’antica credenza il caffè e il diavolo andavano a braccetto. Ma la parola del Papa è intervenuta a chiarire la questione.
Il caffè è certamente tra le bevande più diffuse in tutto il mondo. In particolare in Italia rappresenta un vero e proprio status symbol. Fa parte non solo della colazione degli italiani, ma se ne fa ampio consumo durante tutto il giorno.
Sono in tanti gli appassionati di caffè, nonostante il suo aroma amaro, che spesso viene addolcito con zucchero o altri dolcificanti. C’è chi lo preferisce espresso, chi lungo e chi macchiato, e non si potrebbe immaginare di entrare in un bar e non trovare il caffè o non sentire il suo inconfondibile odore.
Eppure c’è stato un tempo in cui era considerato molto negativamente, addirittura come la “bevanda del diavolo”. Per comprendere meglio il perché di questa antica credenza bisogna ripercorrere la storia del caffè.
Il caffè “bevanda del diavolo”: l’intervento del Papa
Noto anche come “infuso nero”, il caffè è conosciuto fin dal IX secolo quando i pastori di fede musulmana lo utilizzavano per rinvigorire le loro pecore e renderle più energiche. Furono i primi infatti ad accorgersi delle proprietà energizzanti contenute nei chicchi di caffè, che oggi sappiamo essere derivanti dalla caffeina.
Questi pastori, quindi, impararono a coltivare la pianta del caffè, e da un uso inizialmente destinato al bestiame si passò in breve tempo al consumo umano di questa bevanda che piacque anche alle persone. Il caffè ebbe ampia diffusione in tutto il mondo islamico e con il passare dei secoli arrivò ad essere esportato fino in Europa.
Nel XVI secolo questa bevanda però non era ben vista dagli europei che avevano un pregiudizio verso di essa proprio perché di provenienza musulmana. La forte avversione verso gli islamici portò a considerare il caffè la “bavanda del diavolo”. Era l’epoca delle guerre con i musulmani in Spagna, nel Mar Mediterraneo e in Terra Santa.
In questa questione entrò però un pontefice: si tratta di papa Clemente VIII a cui venne fatto assaggiare questo strano infuso dal colore scuro e dal gusto e dalla profumazione intensa.
L’infuso “battezzato” dal papa
Questa nuova bevanda fu portata anche in Vaticano e venne proposta al Santo Padre. Molti collaboratori e consiglieri del pontefice si raccomandavano che non la bevesse e lo avevano informato sulla credenza che circolava. Essendo scura e importata dai musulmani assumeva ai loro occhi una connotazione tutta negativa.
Si narra che quando a Clemente VIII fu portata una tazza fumante di caffè lui ne bevve subito un sorso e gli piacque. Allora, avrebbe detto scherzosamente: “Questa bevanda del diavolo è deliziosa. Dovremmo ingannare il diavolo e battezzare il caffè” .
Fu così che il caffè venne completamente sdoganato e la sua diffusione si ampliò anche agli ambienti di Chiesa. Poi, da lì proseguì in tutta Europa e si consolidò sempre di più, arrivando fino ai nostri giorni sempre più fiorente.
Nella storia del caffè c’è quindi questo particolare aneddoto così come sono tanti i cibi e le bevande che vengono associate ad un personaggio di fede, come un papa o un santo. È il caso ad esempio del dolce preferito da san Giovanni Paolo II o di quello dedicato a santa Teresa d’Avila.