Durante il Coronavirus la presenza di Maria nelle case dei fedeli si è fatta più viva e pulsante anche grazie alle molte iniziative di preghiera che hanno viaggiato attraverso i media.
Come quella che l’arcivescovo di Matera-Irsina Antonio Giuseppe Caiazzo ha guidato dalla Basilica Cattedrale di Matera, intitolata a Maria Santissima della Bruna e Sant’Eustachio. Una “peregrinatio mariae” che permetterà a Maria di portare la sua tenerezza e la suo consolazione nelle nostre case. Un amore senza fine che ci accompagna nel cammino in mezzo a questo tempo che, spiega il religioso al quotidiano dei vescovi Avvenire, “sarà ricordato nella storia dell’umanità“.
Il Vescovo di Matera: puntiamo all’amore per la Vergine
Un impegno a puntare sull’essenziale, ovvero su un amore sincero e puro verso la Vergine, che continuamente guarda ai suoi figli con occhio materno chiedendo di pregare e di convertirsi, consacrandosi al Suo Cuore Immacolato.
“Non possiamo fare manifestazioni esterne. Non possiamo camminare con Maria e dietro Maria per le strade della nostra città, ma, quest’anno, sarà Maria che verrà nelle parrocchie della città, nelle nostre case”, spiega il religioso. Da quest’anno, e così sarà ogni sette anni, la festa della Bruna è iniziata il 31 maggio. L’Effige della Madonna sta infatti già raggiungendo chiese parrocchiali e santuari della diocesi, dove rimane un giorno e una notte per permettere la venerazione dei tanti fedeli.
Caiazzo: ora, grazie a Dio, sta tornando la normalità
Il primo luogo di questo pellegrinaggio è stato l’ospedale della Madonna delle Grazie. “Luogo di sofferenza, luogo di cura, di vita, di morte e di guarigione”, lo ha descritto l’arcivescovo.
“Oggi Dio chiede che tutti siamo trattati con lo stesso amore, con l’unica finalità di crescere nella comunione fraterna, con il solo scopo di avere un lavoro onesto e dignitoso”, spiega Caiazzo. Che ha tirato un sospiro di sollievo spiegando che “ora, grazie a Dio, tutto sta ritornando alla normalità. La città ha ripreso vita e il ritorno dei turisti in queste ultime settimane, oltre ogni aspettativa, fa ben sperare per la ripresa a tutti i livelli”.
La crisi ci ha reso poveri e sofferenti. Ora puntiamo all’essenziale
Caiazzo ha offerto la sua riflessione su questo tempo di prova, constatando che “la crisi di questo tempo è diventata sofferenza per tutti. Oltre alle perdite di vite umane, ognuno ha perso qualcosa: siamo tutti più poveri, ma possiamo diventare più ricchi se puntiamo all’essenziale che è la presenza del divino nell’umano”.
Per questo, per il religioso “il tema principale non sia solo quello di risollevare l’economia del nostro Paese, quanto restituire dignità alla persona”. Un messaggio chiaro alla politica, da cui necessita la spinta per la ripartenza. “Le scelte politiche spesso sono state e forse lo sono più drammaticamente in questo momento, tese ad assicurare interessi diversi: tutto rischia di essere strumentalizzato”.
La Parola di Dio che sempre ci accompagna
La Parola di Dio infatti ci insegna “che tutto ciò che l’uomo compie grazie al suo lavoro, alla sua arte, alle sue capacità, diventano patrimonio comune per tutti gli uomini”. Ma anche che, oltre a questo, “con il suo lavoro l’uomo aiuta Dio a rendere più bella e ricca la creazione”. Mentre invece “quando invece il profitto soffoca la dignità, non fa altro che rendere invivibile il pianeta, spegnendo la sua primigenia bellezza”.
Un tempo quindi che in conclusione ci ha permesso di guardare a noi stessi, alla nostra vita e alla nostra fede. Donandoci l’opportunità di ricaricare le batteria, in vista di un nuovo slancio di amore nei confronti del prossimo e del Signore, che mai ci ha abbandonato nemmeno in questi tempi difficili.
Un tempo che ci fa discendere l’essenza della nostra fede
“Questo tempo, vissuto sotto la cappa della paura della pandemia e nella limitatezza delle celebrazioni liturgiche, ci ha donato la possibilità di discernere quale sia l’essenza della nostra fede”, ha concluso Caiazzo.
“L’impegno del cristiano nasce dalla Parola che induce ad essere operativi, concreti, capaci di scegliere ed annunciare la Risurrezione di Cristo e di viverla nell’impegno quotidiano. Lo stesso digiuno eucaristico, ci ha permesso di leggere “l’oltre”, che è segno di responsabilità per le persone, i territori, le comunità”.
“In questo tempo in cui abbiamo tutti fame, fisicamente e spiritualmente, possiamo riflettere che il più grande dono che Dio ha fatto all’uomo è la vita che va accolta, rispettata, amata e aiutata nella sua dignità. All’uomo Dio ha dato un lavoro: cooperare alla sua creazione. Oggi Dio chiede che tutti siamo trattati con lo stesso amore, con l’unica finalità di crescere nella comunione fraterna, con il solo scopo di avere un lavoro onesto e dignitoso”.
Giovanni Bernardi
fonte: avvenire.it
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