L’Università e l’Azienda Ospedaliera della città di Padova hanno compiuto un vero e proprio prodigio.
Dopo due anni di studi accurati, il gruppo, con a capo il professor Giulio Fanti, studioso della Sindone e docente di ingegneria industriale, con il prezioso ausilio dello scultore Sergio Rodella, ha realizzato una scultura di Cristo, un modello tridimensionale del Corpo, che corrisponde alla Sacra Sindone.
Dapprima, hanno costruito uno scheletro in metallo, avente un altezza di 180 centimetri, con cui si è stabilita la postura di Gesù, poi si è ricoperto lo scheletro con la plastilina, per ottenerne il calco.
Una copia del sacro lenzuolo, dunque, ha aiutato gli studiosi a stabilire dove esso toccasse il Corpo, nel momento in cui Gesù vi fu avvolto: “Abbiamo applicato il metodo iterativo, cioè prova-errore sulla corrispondenza tra i punti della Sindone e il calco. In caso di non correlazione, abbiamo rimodellato la plastilina e ottenuto vari modelli in gesso, fino ad arrivare a una scultura con un’accuratezza di 1 centimetro”, spiega il professor Fanti.
Tutto questo processo ha permesso anche di riportare sulla statua le piaghe del Corpo di Cristo.
Il calco definitivo in gesso ha evidenziato una torsione del busto verso sinistra, proprio come si supponeva fosse la posizione assunta durante la crocifissione.
La spalla destra risulta lussata e disarticolata verso il basso, il che dimostra le cadute di Cristo sotto il legno della croce, durante il tragitto che lo portò al Golgota e che gli procurarono traumi al collo, al torace e alla spalla.
E molte altre ipotesi si stanno appurando, sulla modalità della crocifissione e le tracce sulla Sindone, in particolare sulla posizione dei chiodi nelle mani e nei piedi.
Si parla anche dell’assenza dei gas sulla Sindone che, dopo la morte di una persona, fuoriescono dalla bocca, dal naso e dalle orecchie.
Dice ancora il professor Fanti: “Avrebbero dovuto lasciare traccia sul lenzuolo, ma in corrispondenza del volto abbiamo la massima risoluzione dell’immagine, quindi si esclude l’uscita di questi gas”.
Da ciò si deduce che il Copro di Gesù rimase solo 30-36 ore a contatto con il lenzuolo e questo coincide perfettamente coi tempi della resurrezione!
L’immagine tridimensionale di Cristo, magistralmente ricostruita a Padova, è la dimostrazione più autentica del fatto che il Copro di Gesù non venne trasportato altrove, poiché il lenzuolo in cui fu avvolto non presenta alcuna sbavatura di sangue, che possa far pensare ad un trascinamento.
Pare, invece, che una forte luminosità, come di “esplosione di energia, provocata da un campo elettromagnetico” -dice ancora il professor Fanti- abbia prodotto l’immagine sulla Sindone, mentre il Copro di smaterializzava.
Gesù Cristo in 3D verrà esposto, solo per qualche ora, al Duomo di Montagnana, proprio oggi, Venerdì di Quaresima, per poi essere riportato in laboratorio, per ulteriori studi.
Antonella Sanicanti