I lockdown non impediscono la nostra vita di fede. Al contrario anche in casa, si può e si deve coltivare il proprio rapporto con Dio.
Così si è espresso il cardinale Raniero Cantalamessa, durante la terza predica d’Avvento, tenuta davanti a papa Francesco e ai membri della Curia Vaticana.
Il Predicatore della Casa Pontificia ha tenuto il punto: “Un cristiano non potrà mai fare a meno dell’Eucarestia e della comunità”. Ciononostante, in circostanze straordinarie come quelle attuali, non può “pensare che la sua vita cristiana si interrompa”.
Cardinale Cantalamessa: terza catechesi
Salutando il Natale come la “festa dell’umiltà”, Cantalamessa ha sottolineato come il rifiuto di Dio e, soprattutto, della sua incarnazione, sia sempre sostanzialmente un rifiuto ad essere umili.
Gesù possiamo incontrarlo anche in casa
La pandemia, ha spiegato il cardinale, “potrebbe essere l’occasione di scoprire che Dio non lo incontriamo solo andando in Chiesa. Possiamo intrattenerci con Gesù cuore a cuore, anche a casa”.
Meditando sul Vangelo della tempesta placata (Mt 8,23-27; Mc 4,35-41; Lc 8,22-25), il porporato ha messo in luce l’atteggiamento dei discepoli: “Non avevano capito chi era colui che stava con loro sulla barca. Non avevano capito che con lui dentro la barca non poteva affondare, perché Dio non può perire”. E “noi discepoli di oggi commetteremmo lo stesso errore se nella violenta tempesta che si è abbattuta sul mondo dimenticassimo che non siamo soli sulla barca”.
Il Natale, quindi, è un’occasione per ricordare che “Dio è con noi, dalla parte dell’uomo, suo amico e alleato contro le forze del male”. Al tempo stesso, bisogna “ritrovare il significato primordiale dell’incarnazione del Verbo, al di là dei dogmi costruiti su di esso”.
L’idea stessa di incarnazione, ha proseguito Cantalamessa, suscitò “scandalo” nei primi secoli cristiani. Al punto che “la prima grande battaglia che la fede in Cristo ha dovuto affrontare è stata la sua umanità”. Un vero tabù, quest’ultimo, per una civiltà retaggio del principio platonico, per cui “nessun Dio si mescola con l’uomo”.
La mancanza di umiltà è la radice dell’ateismo
Sull’umiltà e sulle conseguenze negative della sua mancanza, rifletté molto Sant’Agostino, che, proprio per questo, inizialmente non riuscì a comprendere l’incarnazione. L’assenza di umiltà “ci fa capire la radice ultima dell’ateismo e ci indica il modo di superarlo”, ha commentato il cardinale.
Da qui il paradosso: “Ci vuole poca potenza per mettersi in mostra, ci vuole molta per mettersi da parte, per cancellarsi e Dio è questa illimitata potenza di nascondimento di sé”.
L’umiltà riferita a Dio, allora “non consiste nell’essere piccoli”, né tantomeno nel “proclamarsi piccoli”, bensì “nel farsi piccoli per amore, per elevare gli altri”. È per questo che “veramente umile è soltanto Dio. Ogni giorno Gesù si umilia scendendo nell’ostia”.
Altro fulgido esempio di umiltà è San Giovanni Battista profeta atipico non tanto perché ultimi dei profeti ma perché annuncia un Messia che è lì davanti a lui. Nel Battista che annuncia e indica “l’agnello di Dio”, “passato e futuro, attesa e compimento si toccavano”. “Io credo – ha aggiunto Cantalamessa – che Giovanni Battista ci ha lasciato lo stesso compito profetico”.
Non conta soltanto, ha proseguito il cappuccino, che Dio si sia fatto uomo. Ancora più importante è “sapere che tipo di uomo Dio si è fatto”. Il suo farsi piccolo, si spiega nell’opzione preferenziale per i poveri: “ogni cosa che farete ai piccoli l’avete fatta a me”. Ma in particolare si spiega nell’Eucaristia: “questo è il mio corpo”.
Anche i poveri non battezzati sono figli della Chiesa
Quando Gesù parla di “poveri”, non intende solo i cristiani poveri. Vi sono centinaia di migliaia di poveri che appartengono alla Chiesa, proprio in ragione della loro povertà, che è un “battesimo di sangue”. “La Chiesa di Cristo è molto più vasta di quello che dicono i numeri e le statistiche, non per semplice modo di dire o trionfalismo”, ha spiegato Cantalamessa.
In conclusione, il cardinale ha aggiunto: “Andare verso i poveri è imitare l’umiltà di Dio, è farsi piccoli per amore, per innalzare gli altri”. E Gesù non sta “sulla barca del mondo della chiesa” ma “sulla barca del mondo della mia vita. Che pensiero se riuscissimo a crederci!”.
Luca Marcolivio
Video integrale della predica: https://www.youtube.com/watch?v=opMnOLx7URU