In carcere si prega. Questa è l’iniziativa che la Diocesi di Trento ha voluto proporre a tutti i detenuti, che l’hanno accolta con entusiasmo
“Scintille di preghiera” è il nome scelto per l’iniziativa. Pregare per le intenzioni, indicate dal cappellano, che arrivano da fuori. In cosa consiste questo particolare momento.
Pregare anche dal carcere si può
Dare ai detenuti la possibilità di pregare, perché il carcere non sia solo un luogo di detenzione e dove scontare la pena. Può esser visto come un ambiente dove si accendono nuove prospettive, anche di cambiamento e di preghiera, guardando a quella che sarà, dopo, la vita là fuori.
La Diocesi di Trento ha voluto proporre un’iniziativa pastorale, scaturita in particolare da coloro che offrono un servizio pastorale nelle carceri. Un’iniziativa dal titolo “Scintille di preghiera dal carcere”. Cosa sono le scintille? Una piccola metafora per identificare qualcosa che sale, velocemente, verso l’alto.
Le “scintille di preghiera”
Qual migliore immagine per identificare la preghiera. Le scintille sono le intenzioni di preghiera che la gente mette per iscritto e fa arrivare, attraverso il cappellano, dentro il carcere. Qui gli operatori e alcuni detenuti, si impegnano ogni settimana a farle proprie e a rivolgere al cielo.
Sono 35 i carcerati che hanno dato la loro disponibilità a dedicare del tempo alla preghiera, anche a queste intenzioni. Con loro ci sono 5 operatori carcerari, che appartengono sia al personale di servizio che alla polizia penitenziaria, che aderiscono a questo comune momento di preghiera.
“Già da qualche mese la nostra équipe pastorale aveva trovato disponibilità attorno a questa proposta, assunta ora dalla diocesi. Si dà l’occasione a persone che si trovano in condizione di mancanza di libertà di fare qualcosa di utile per gli altri. E che cosa, per noi, non è utile come la preghiera?” – spiega don Mauro Angeli, il prete destinato alla parrocchia di Spini di Gardolo, oltre 300 detenuti.
Le suore che filtrano le preghiere e le consegnano ai detenuti
Questa volta sono i detenuti a pregare per le intenzioni che vengono dall’esterno e non il contrario, come di solito si fa. A filtrare le richieste di preghiera per le carceri è la comunità monastica “Piccola Fraternità di Gesù” di Pian del Levro che ha condiviso con il cappellano quest’iniziativa.
Qui le sorelle della comunità e due volontarie laiche, raccolgono le intenzioni e poi le formulano in sintesi, su un foglio personale, che don Angeli porta alla Messa settimanale. Durante l’offertorio, vengono lette e poi affidate ai detenuti.
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“È significativo che dentro il carcere, che pure è luogo di reclusione, si possa instaurare così un legame spirituale con un ambiente di silenzio e di comunità come l’eremo di Pian del Levro” – conclude don Mauro.
Ma la gioia delle suore della comunità che segue l’iniziativa è, ancora, più grande: “È interessante constatare che sono quasi sempre richieste di preghiera molto dirette, legate a singole situazioni o persone più che a problematiche generali. Finora vengono quasi tutte dalla zona della città di Trento, vicina al carcere. Ci sembra di sentire un cuore molto aperto in chi le ha scritte e anche la fiducia di affidarle alla preghiera e alla condivisione di altri”.
Fonte: avvenire
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ROSALIA GIGLIANO