Così ha scritto il Card. Urosa, arcivescovo di Caracas:“Il Sinodo non ha cambiato la dottrina sull’unità e indissolubilità del matrimonio, né l’insegnamento teologico e morale sulle condizioni per la ricezione della Santa Eucaristia”, in una circolare rivolta ai sacerdoti, diaconi e vicari parrocchiali della sua città.
Sul tema dei divorziati risposati, citando “Familiaris Consortio” di San Giovanni Paolo II, ha invitato ad “esortarli all’ascolto della Parola di Dio, a frequentare il santo sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a incrementare le opere di carità e le iniziative della comunità a favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare in questo modo, giorno dopo giorno, la grazia di Dio. La Chiesa prega per loro, li incoraggia, si mostri madre misericordiosa e così li sostenga nella fede e nella speranza”.
Il cardinale ha poi precisato che “i maestri moralisti hanno sempre insegnato che, perché un divorziato risposato possa comunicarsi, , deve vivere nella seconda coppia come fratello e sorella e astenersi dall’attività sessuale.” Pertanto “un divorziato risposato che non assuma il requisito di astenersi da una relazione sessuale non può ricevere l’assoluzione sacramentale nel sacramento della riconciliazione, né essere ammesso alla Santa Comunione. Senza questo impegno da parte della persona, nessuno di noi, vescovo o sacerdote, diacono o religioso, ha il potere di assolvere nella confessione, o autorizzare, o “dare il permesso” ad un divorziato risposato di ricevere la santa comunione”.
Sulla pastorale delle persone omosessuali – ha detto Urosa – “il Sinodo non è andato al di là di quanto già insegnato dal Catechismo della Chiesa Cattolica sulla necessità di aiutarli a vivere cristianamente e considerarli come persone che necessitano rispetto e considerazione”.
Per il Sinodo 2015 si augura che da una parte venga.”“riaffermata la dottrina stabile e tradizionale della Chiesa sull’unità e indissolubilità del matrimonio, e la necessità di essere in grazia di Dio per ricevere la santa comunione”, mentre d’altra parte auspica che si “possa promuovere una migliore e più compassionevole attenzione pastorale ai divorziati risposati, per meglio integrarli nella vita della Chiesa
Ma il sinodo dello scorso ottobre, ha giustamente sottolineato il vescovo di Caracas, non ha trattato solo questi due temi dei divorziati risposati e delle persone omosessuali. Sarebbe riduttivo non evidenziare che si sono analizzate “la situazione delle famiglie nel mondo, la bellezza, missione e dignità della famiglia, la famiglia come unità di evangelizzazione e la difesa della famiglia”.
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