L’arcivescovo di Washington ha detto non negherà la Santa Comunione a Joe Biden, nemmeno se abortista. Il caso scandalizza i fedeli americani e non solo.
Poco prima di diventare Pontefice, nel 2004, Ratzinger lo disse chiaramente ai vescovi statunitensi: un politico cattolico “che fa una campagna coerente e vota per le leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia” è impegnato in una “manifesta” e “formale cooperazione” con un grave peccato.
In quelle occasioni infatti il compito del pastore è quello di incontrarsi con il politico per istruirlo sull’insegnamento della Chiesa. E mettendogli in luce, chiaramente, che non potrà più presentarsi per ricevere la “Santa Comunione finché non metterà fine alla situazione oggettiva di peccato, e avvertendo che altrimenti gli sarà negata l’Eucaristia”.
Se questi persevera, “il ministro della Santa Comunione deve rifiutarsi di distribuirla”. D’altronde si tratti di quanto indicato nel canone 915 del Codice di diritto canonico. Che recita: “Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto”.
Di recente è perciò rimbalzata su tutti i media del mondo la notizia che il neo-presidente degli Stati Uniti d’America, Joe Biden, sedicente cattolico e abortista, si è visto negare la Comunione dal parroco della sua parrocchia. Eppure, al seguito dell’elezione, l’arcivescovo di Washington, Wilton Gregory, uno dei 13 nuovi cardinali annunciati dal Papa, il primo afroamericano della storia ad avere la porpora, ha annunciato che non osserverà questa disposizione.
Biden infatti si è impegnato a sancire l’accesso all’aborto nella legge federale e a permettere il finanziamento federale degli aborti. Lo stesso Biden è anche grande sostenitore del matrimonio gay, della teoria gender, della transizione di genere già a partire dagli 8 anni. Una notizia quindi, quella delle parole di Gregory dette ai giornalisti, che il mondo pro-vita ha appreso con tristezza e soprattutto con molte domande.
Una presa di posizione che perciò rischia di scandalizzare molti cattolici, e creare confusione di fronte a norme non rispettate dagli stessi cardinali. In sostanza, ciò che si imputa al cardinale Gregory è di non rispettare la dottrina cattolica, preferendo il piacere del mondo alla testimonianza evangelica.
Sacrificando così sull’altare dell’interesse e della mondanità la vita di tanti nascituri che non vedranno mai la luce a causa di politiche violente e ingiuste a favore dell’aborto. D’altronde solamente nel 2019 il cardinale Timothy Dolan avrebbe già mancato di negare l’Eucaristia al governatore di New York Andrew Cuomo, che ha firmato una delle leggi sull’aborto più permissive della storia del Paese.
Uno dei maggiori fautori di questa permissività estrema, nel dare la Comunione ai politici pro-aborto, era il cardinale Theodore McCarrick. Ridotto allo stato laicale da Papa Francesco per avere abusato sessualmente e in maniera reiterata, per molti anni, di seminaristi e non solo.
Lo stesso neo-porporato Gregory ha guidato l’arcidiocesi di Washington dopo lo scandalo di McCarrick, e ora lo stesso Gregory dovrebbe guidare i cattolici verso la guarigione. Ma così si rischia solo di alimentare spaccatura e confusione tra i fedeli.
Giovanni Bernardi
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