Ha sorpreso tutti il gesto inatteso del cardinale che ha fatto della missione della Chiesa, di stare vicino ai suoi figli specialmente se malati e sofferenti, il suo stile di vita.
Il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, è ben noto per le sue attività in difesa dei deboli, degli ultimi e degli emarginati. Sempre pronto a offrire una mano a chi non ha nulla, anche in seguito allo scoppio della pandemia è stato inviato da Papa Francesco ad aiutare le tante persone vittima del contagio che non avevano nessuno a fianco.
Il cardinale però è anche stato lui stesso vittima del Covid, probabilmente a causa della sua opera instancabile proprio nel nome della carità cristiana. Ed è finito così contagiato, e poi ricoverato.
Una volta guarito, però, non ci ha pensato due volte ed è subito tornato a mettersi al servizi del prossimo. Quando infatti lo hanno visto entrare nei reparti Covid dell’Ospedale San Giovanni, dove era ad esempio ricoverato il penitenziere della basilica romana di Santa Maria Maggiore, Adalberto Morawski, nessuno lo ha riconosciuto, tutto bardato come se fosse un medico.
Lui, tuttavia, sapeva bene oramai cosa significasse trovarsi ricoverato per Covid, dopo avere vissuto quell’esperienza in prima persona. In un primo momento aveva infatti riscontrato i sintomi di una polmonite tipica del Coronavirus, ma per fortuna in poco tempo le sue condizioni sono migliorate. Così sono arrivate anche le dimissioni dall’ospedale.
Una volta tornato nell’appartamento, poi, è arrivato anche l’insolito regalo da parte di Papa Francesco. Bergoglio, infatti, il 30 dicembre scorso ha fatto recapitare al cardinale Krajewski nientemeno che una bistecca argentina.
Da un mese Don Corrado, come lo chiamano gli amici, ha lasciato il Policlinico Gemelli. La sua decisione di tornare subito nelle corsie degli ospedali è stata tuttavia maturata nella ferma volontà di adempiere al mandato del Pontefice. Ovvero di “portare vicinanza e coraggio a chi sta soffrendo e lottando”, e allo stesso tempo anche di invitare i religiosi e non solo “ad andare di più a trovare i malati”.
Tutto questo ha portato al “blitz” tra gli infermi del San Giovanni, per portare la sua carità e solidarietà, specchio di quella del Papa che lo ha incaricato. Che i sacerdoti “abbiano maggiore coraggio per essere più vicini agli ammalati in questo tempo di pandemia. Ovviamente rispettando tutte le norme di sicurezza”, è l’invito lanciato dal porporato.
Nonostante la comprensibile e talvolta giustificata paura del contagio, infatti, “noi preti e religiosi dobbiamo essere più presenti sul fronte di questa battaglia“, ha spiegato. “Non possiamo rintanarci. A noi uomini di Chiesa a volte manca un po’ di intraprendenza”.
Non solo. Per il cardinale, infatti, un’altra dota che mancherebbe a molti religiosi è quella della “fantasia”. Persino gli “Apostoli avevano paura e vivevano con una logica spesso distante da quella di Gesù Cristo”, è quanto ricordato dal cardinale.
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“Ma negli Atti degli Apostoli li vediamo pieni di Spirito Santo, pronti per servire fino alla morte. Prendiamo esempio da loro. E da medici, infermieri e operatori sanitari di oggi: donne e uomini che ogni giorno danno testimonianza di amore per la vita degli altri come per la loro”.
Per questo, “con l’intelligenza evangelica è possibile dare conforto al prossimo che sta affrontando dolore e solitudine, senza violare le regole!”.
Giovanni Bernardi
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