Non si spegne il dibattito sulla benedizione delle coppie omosessuali. Sull’iniziativa ‘disobbediente della chiesa tedesca, è arrivato puntuale il commento del porporato.
Intervistato dal Foglio, l’ormai 90enne ex presidente della CEI, com’era prevedibile si è espresso in linea con il magistero di Santa Romana Chiesa.
L’insegnamento della Chiesa è irrevocabile
“La Chiesa non ha il potere di benedire le unioni tra persone dello stesso sesso – ha detto il porporato –. Può essere benedetto, infatti, solo ciò che è conforme ai disegni di Dio, non ciò che è loro contrario, come le unioni tra persone dello stesso sesso”.
Il riferimento di Ruini è alla giornata di benedizione delle coppie di fatto, convocata per lunedì 10 maggio, cui hanno aderito parecchie decine di parroci e anche qualche vescovo in tutta la Germania. La Conferenza Episcopale Tedesca, da parte sua, non ha apertamente biasimato l’iniziativa, limitandosi a definirla non opportuna, dopo un iniziale atteggiamento possibilista.
Il cardinale Ruini ha messo in luce le contraddizioni che stanno emergendo nel cuore della chiesa tedesca, che in queste settimane sta affrontando la sua assemblea sinodale. Al centro del dibattito, vi sono questioni assai delicate, quali il sacerdozio femminile, l’abolizione del celibato obbligatorio e l’intercomunione catto-protestante. Innovazioni troppo radicali per non far parlare di “scisma”. Questa parola, che evoca scenari lontani secoli, è stata scomodata anche da Ruini. “Non nego, dunque, che un rischio di scisma ci sia, ma confido che, con l’aiuto di Dio, lo si possa superare”, ha detto il porporato.
Si benedice il peccatore, non il peccato
“Le persone possono certamente essere benedette, ma perché si convertano, non perché si confermino nel loro peccato – ha ribadito Ruini –. Dio stesso benedice l’uomo peccatore affinché si lasci cambiare da Lui, ma non può benedire il peccato”. Non si tratta, ha puntualizzato il cardinale, di qualcosa “che la Chiesa ha deciso di non fare” ma di qualcosa “che la Chiesa non può fare”.
La storia è maestra di vita e, a questo proposito, Ruini ha fatto dei distinguo. Una certa mentalità del passato è sicuramente da rigettare: si pensi ai “tempi della regina Vittoria”, in cui “l’omosessualità era un grave reato e poi, ancora a lungo, gli omosessuali sono stati vittime di odiose discriminazioni”.
Pertanto, “la Chiesa oggi è contraria a ogni ingiusta discriminazione delle persone omosessuali e vuole che esse siano accolte nella comunità cristiana con rispetto e delicatezza”, ha ribadito Ruini. Ciononostante, la Chiesa tuttora non accoglie la “rivendicazione dei diritti della persone omosessuali” e il “cosiddetto orgoglio gay”, anche a costo di farsi bollare come “troppo arretrata e ormai improponibile”.
Il senso di unità della Chiesa non va sciupato
Il punto è che va tenuto conto della “valutazione morale dei rapporti omosessuali e delle unioni che li implicano”. La “Sacra Scrittura”, l’“Antico e Nuovo Testamento” e la “tradizione ecclesiale” insegnano che “gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati, perché non idonei a trasmettere la vita e non fondati su una vera complementarietà affettiva e sessuale”. Per questo motivo, questi atti “in nessun caso possono essere approvati”.
Tale “giudizio negativo”, ha proseguito il cardinale, “riguarda il comportamento considerato in se stesso, non la responsabilità soggettiva delle persone, che sono comunque da rispettare e da accogliere”.
Ruini auspica infine “con tutto il cuore che non ci sia alcuno scisma e prego per questo”. Ha quindi citato la lettera Al popolo di Dio che è in cammino in Germania, in cui papa Francesco “chiede, fra l’altro, di conservare sempre il senso della Chiesa e il legame con la Chiesa universale”. Parole che “offrono un criterio e un orientamento prezioso” ha concluso il porporato.
Luca Marcolivio