Le parole del cardinale Sarah gettano luce su una vicenda che molti vorrebbero buia, e mettono al centro ciò che conta davvero: l’amore per Cristo e per la Chiesa.
Da tempo infatti molti commentatori e opinionisti cercano di dipingerlo come una sorta di “capo-corrente” all’interno del mondo cattolico, qualunque cosa questa parola possa significare per una istituzione come la Chiesa. Che è fondata su Cristo, in quanto Sua sposa, e di conseguenza dovrebbe essere dal lato diametralmente opposto delle dinamiche che utilizzano le istituzioni figlie di questo mondo, come può essere un partito politico o altro.
Il cardinale: la Chiesa non ragiona con ideologie
Non a caso, spesso sono più i suoi detrattori che lo dipingono come una sorta di “oppositore” all’attuale gestione della Chiesa, ovvero di Papa Francesco. Lui descrive il dolore immenso che prova di fronte a queste ricostruzioni che non hanno alcun fondamento, anzi. Spiega il cardinale: chi divide fa il lavoro del diavolo.
“Troppo spesso nella Chiesa ci comportiamo come se tutto fosse una questione di politica e potere. Non credo che la lotta tra progressisti e conservatori abbia senso. Queste categorie sono politiche e ideologiche”, ha affermato Sarah al quotidiano Il Foglio.
La rinuncia del cardinale alla guida della congregazione
Da alcune settimane, infatti, il cardinale Robert Sarah ha lasciato la guida della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti. Di certo però non ha abbandonato la sua missione per la Chiesa, fondata sull’amore e la Parola di Cristo, che si incarna innanzitutto nella preghiera e nella liturgia.
Molti sono rimasti sorpresi per la sua rinuncia alla guida della congregazione. Anche perché ancora non è stato nominato un successore. Lui spiega la vicenda con grande chiarezza e serenità: “Come tutti i cardinali, secondo le norme in vigore avevo consegnato al Santo Padre la mia lettera di rinuncia dalla carica di prefetto della congregazione lo scorso giugno in occasione del mio settantacinquesimo compleanno”.
“L’obbedienza al Papa è il mezzo per obbedire a Cristo”
A chi lo vuole come una sorta di anti-Francesco, risponde: “L’obbedienza al Papa non è solo una necessità umana, è il mezzo per obbedire a Cristo che ha posto l’apostolo Pietro e i suoi successori a capo della Chiesa. Anche se alcuni giornalisti continuano a ripetere sempre le solite sciocchezze, non mi sono mai opposto al Papa”.
Lui ha infatti servito tre papi, e di questo ne è profondamente orgoglioso. “Sono felice e orgoglioso di aver servito tre Papi: san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, nella curia romana per oltre vent’anni. Ho cercato di essere un servitore leale, obbediente e umilmente sottomesso della verità del Vangelo”.
La vicenda della prefazione di Ratzinger al suo libro
Di fronte alla notizia delle sue dimissioni, molti hanno evocato la vicenda che lo ha visto al centro della polemiche sorta dopo la pubblicazione del libro “Dal profondo del nostro cuore”, scritto con la prefazione di Benedetto XVI e pubblicato in Italia da Cantagalli. La firma del Papa emerito doveva o non doveva esserci? Si è rischiato di compromettere l’attività di un sinodo, quello sull’Amazzonia, in cui si sarebbe discusso di celibato?
Davanti alle tante ricostruzioni giornalistiche che si sono sentite, anche qui il cardinale Sarah mostra chiaramente qual è la verità. Che cioè Papa Francesco aveva ricevuto il libro personalmente e aveva persino mostrato un particolare interesse e compiacimento. “Papa Francesco, ad esempio, ha capito molto bene e ha ricevuto il libro per il quale avevo collaborato con Benedetto XVI, Dal profondo del nostro cuore”, ha rivelato il porporato.
Il cardinale ha sempre manifestato le sue preoccupazioni al Papa
“Non gli ho nascosto la mia preoccupazione per le conseguenze ecclesiologiche della messa in discussione del celibato dei sacerdoti. Quando mi ha ricevuto dopo questa pubblicazione, mentre le campagne stampa mi accusavano di mentire, il Papa mi ha sostenuto e incoraggiato. Aveva letto e apprezzato, pare, la copia autografa che Papa Benedetto XVI, nella sua delicatezza, gli aveva inviato”.
Così il cardinale ha avuto, anche in quel caso, una prova chiara della menzogna che impera nella società, ovvero di quella stessa cultura anti-cristica di cui Ratzinger parlò in una recente intervista. “In questa occasione ho misurato che la verità trionfa sempre sulla menzogna“, afferma il porporato.
Sarah: “Tutto ciò mi ha mostrato la profondità del messaggio di Gesù”
“Non ha senso entrare in grandi campagne di comunicazione. Tutto ciò di cui hai bisogno è il coraggio di rimanere sincero e libero. Il sostegno di Papa Francesco, l’affetto costante del Papa emerito Benedetto XVI e le migliaia di messaggi di ringraziamento di sacerdoti e laici di tutto il mondo mi hanno permesso di comprendere la profondità del messaggio di Gesù Risorto: non abbiate paura!”.
Dopodiché, una volta liquidate con poche parole e tanta serena lucidità le polemiche sul suo conto, ha spiegato cosa conta veramente nel servizio alla Chiesa. “La Chiesa non è un’amministrazione né un’istituzione umana. La Chiesa prolunga misteriosamente la presenza di Cristo sulla terra”, spiega, entrando nel tema che più lo avvince, quello della liturgia.
“La Chiesa esiste per dare gli uomini a Dio e per dare Dio agli uomini”
“La liturgia, dice il Concilio Vaticano II, è il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui pro-mana tutta la sua energia, e in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun’altra azione della Chiesa ne uguaglia l’efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado”.
Insomma, continua Sarah, “la Chiesa esiste per dare gli uomini a Dio e per dare Dio agli uomini. Questo è precisamente il ruolo della liturgia: adorare Dio e comunicare la grazia divina alle anime”. Purtroppo, però, questi insegnamenti sono tesori da tenere ben stretti e soprattutto da difendere con le unghie e con i denti. Perché “quando la liturgia è malata, tutta la Chiesa è in pericolo perché il suo rapporto con Dio non è solo indebolito, ma profondamente danneggiato. La Chiesa quindi corre il rischio di staccarsi dalla sua fonte divina per diventare un’istituzione autoreferenziale”.
“Piuttosto che parlare di noi stessi, rivolgiamoci a Dio!”.
La domanda è non tanto su come si affrontano certe tematiche nella Chiesa, su come si porta avanti il suo governo, dall’alto o dal basso, in che direzione. La vera domanda, spiega il cardinale, è su chi è al centro dell’attività che vengono compiute in nome della Chiesa. “Ma stiamo parlando di Dio? Stiamo parlando dell’opera di redenzione che Cristo ha compiuto principalmente attraverso il mistero pasquale della sua beata Passione, della sua risurrezione dai morti e della sua gloriosa Ascensione, mistero pasquale per cui ‘morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha restaurato la vita? Piuttosto che parlare di noi stessi, rivolgiamoci a Dio!”.
Si tratta del messaggio, che al di là di ogni sterile polemica, da sempre il cardinale Robert Sarah porta avanti. “Se Dio non è al centro della vita della Chiesa, allora essa è in pericolo di morte. Questo è certamente il motivo per cui Benedetto XVI ha affermato che la crisi della Chiesa è essenzialmente una crisi della liturgia, perché è una crisi del rapporto con Dio. Anche per questo, seguendo Benedetto XVI, ho insistito: lo scopo della liturgia non è celebrare la comunità o l’uomo, ma Dio”.
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Le categorie politiche e sociali non hanno nulla a che vedere con Dio
Mentre al contrario, la triste realtà è che “troppo spesso nella Chiesa oggi ci comportiamo come se tutto fosse una questione di politica, potere, influenza e imposizione ingiustificata di un’ermeneutica del Vaticano II in rottura totale e irreversibile con la Tradizione”. Si ritorna così al punto di partenza: le voci che creano contrapposizioni solamente perché, alla basa, c’è la volontà di colpire la chiesa.
“E’ stato un grande dolore per me vedere queste lotte tra fazioni”, conclude Sarah. “Non credo che la lotta tra progressisti e conservatori abbia senso nella Chiesa. Queste categorie sono politiche e ideologiche. La Chiesa non è un campo di lotta politica. L’unica cosa che conta è cercare Dio sempre più profondamente, incontrarlo e inginocchiarsi umilmente per adorarlo”.
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“Purtroppo alcuni ideologi vogliono opporre la Chiesa pre conciliare a quella post conciliare. Dividono, fanno il lavoro del diavolo”, conclude il cardinale. Prima di ribadire: “La Chiesa è una, senza rotture, senza mutamenti di rotta, perché il suo Fondatore Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e per sempre”
Giovanni Bernardi