In un recente saggio, il Cardinal Joseph Zen ha difeso fermamente le carte del Concilio Vaticano II, troppo spesso lette ed interpretate a scopi personali.
La critica che il Cardinale di Hong Kong ha mosso nella stesura del suo recente saggio sul Vaticano II, si rivolge principalmente ai “progressisti estremi”, così come ai “conservatori estremi”. Come riporta il blog di Sabino Paciolla, i due “schieramenti” sono entrambi colpevoli di dare, continuamente, interpretazioni errate, ma soprattutto personali e soggettive, ai documenti conciliari. Il motivo? Il Cardinale lo spiega molto bene nel suo scritto: offrire una chiave di lettura a favore dei propri interessi. È giunto il momento di dire basta a questa tendenza.
Il Cardinale Zen e le interpretazioni del Vaticano II
Da entrambi i lati della questione, sia i progressisti che i conservatori hanno fatto passare un messaggio sbagliato, ovvero che il Vaticano II abbia rappresentato “rottura definitiva con il precedente insegnamento della Chiesa“. Il Cardinale è molto chiaro su questo punto e invita tutti a stare molto attenti . Zen, nel suo saggio, sottolinea come queste interpretazioni siano “estranee alla natura di un Concilio Ecumenico”.
Le due interpretazioni errate del Vaticano II
Da un lato, sottolinea il Cardinale, i progressisti gridano che prima del Vaticano II nulla era permesso di cambiare. Dal Concilio in poi sì. Dunque, “molte cose dovrebbero poter cambiare anche in futuro”. Dall’altra parte, i conservatori gridano all’unisono che la Chiesa, dopo il Vaticano II, non è più la stessa Chiesa. In tal senso, il Cardinale, con grande zelo, risponde citando uno dei Santi più recenti della storia della Chiesa: John Henry Newman.
Questo l’insegnamento del Santo, ripreso dal Cardinale e riportato dal blog di Paciolla: “La Chiesa è un corpo vivo; certamente cresce e cambia, ma, come dice il Cardinale John Henry Newman, lo sviluppo è omogeneo, cioè con l’identità sostanziale non alterata. Un ragazzo cresce fino alla maturità ed è sempre la stessa persona”.
A cosa servono i Concili?
I Concili, da sempre, non intendono “costruire” una nuova Chiesa. Se circolasse questa idea, sarebbe un grave errore. I Concili Ccumenici, come ci ricorda il Cardinale, servono piuttosto per offrire una nuova comprensione della Chiesa. “Lo Spirito Santo di oggi non contraddice lo Spirito Santo di ieri”. Il Signore fondò la Chiesa sugli Apostoli e i Concili ecumenici sono pietre miliari del cammino della Chiesa attraverso il tempo.
Le interpretazioni delle parole di Benedetto XVI
Anche le parole, e le gesta, del Pontefice emerito, in tal senso, sono state mal interpretate. Quando Benedetto XVI parlava della “Riforma liturgica”, non rinnegava di certo la costituzione liturgica conciliare, ma “gli abusi che hanno avuto origine da un’interpretazione distorta o anche dal ripudio di quella costituzione”.
Lo scontro tra il bene e il male
Anche in quest’occasione, si va a rinnovare quello scontro tra bene e male, causato dalle forze maligne che cercano sempre di insinuarsi. Un Concilio Ecumenico come il Vaticano II, ricorda il Cardinal Zen, parte dal lavoro e dagli sforzi umani. Tuttavia, c’è il diavolo che si insinua e crea problemi. Ma, a rigenerare l’ordine e a portare il tutto a un lieto fine, interviene, ancora una volta, lo Spirito Santo.
Fabio Amicosante