Si trova a Novoli, un quartiere fiorentino, la “Casa della Carità”, precisamente in via Corelli.
E’ una struttura di proprietà della Diocesi e allestita dalla Caritas, grazie anche al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio, che ospita un progetto definito “Housing sociale”, che si potrebbe tradurre con “Condominio solidale”.
“Il principio sotteso a questo centro residenziale è quello di creare un luogo con vari servizi, all’interno di un sistema residenziale vivo, con una piazza simile a un’agorà e una grande sala. Un luogo di socializzazione dove si organizzeranno feste e incontri, sul modello di due altri centri simili già esistenti a Sesto Fiorentino e a Scandicci”, dice il direttore della Caritas di Firenze Alessandro Martini.
In effetti il progetto prende spunto dalle parole del Pontefice, in merito al recupero e alla sistemazione delle periferie urbane.
I servizi che il centro potrà erogare verranno, poi, gestiti dalle Suore del Sacro Cuore di Gesù.
Il condominio, così particolare, chiederà ai suoi ospiti di incontrarsi, oltre le pareti dei propri appartamenti, nella cucina centralizzata, come nel centro diurno per gli anziani o in quello per i ragazzi.
In quelle stanze, si spera si incontrino diverse generazioni, diverse etnie, diverse esigenze e problematiche, e, per ognuna di esse, si cercherà, in nome della convivenza e del rispetto, di provvedere e di rendersi disponibili vicendevolmente, tramite “l’esperienza di condivisione, la capacità di mettersi in gioco personalmente, il valore del mutuo aiuto, l’attenzione per le persone più fragili”.
Così, le persone a cui verranno affidati gli alloggi non pagheranno un affitto, come da accordi, ma verseranno una quota per le spese del condominio e le necessità comuni.
L’ambizioso progetto mira a sviluppare “la capacità di riconoscersi tutti come risorse per sé e per gli altri”, sperimentando davvero una nuova umanità ritrovata, che ricorda, un po’, quella dei primi anni del cristianesimo, com’è scritto negli Atti degli Apostoli: “(…) nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune. (…) Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il bisogno”.