La straordinarietà di Carlo Acutis sta proprio nella semplicità con cui coltivava la sua amicizia con Gesù, e ci dice che la Santità è per tutti.
Il cardinale Agostino Vallini ha appena pronunciato l’omelia durante la Santa Messa di Beatificazione di Carlo Acutis, nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.
“Chi rimane in me, ed io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”. Le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni riflettono il rapporto quotidiano di Carlo Acutis con Gesù.
Ripercorrendo la sua biografia troviamo alcuni punti fermi che lo caratterizzano già umanamente.
Era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico (basta guardare la sua fotografia), amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informatica, e da autodidatta costruiva programmi “per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza” (Papa Francesco). Aveva il dono di attrarre e veniva percepito come un esempio.
Fin da bambino – ce lo testimoniano i suoi familiari – sentiva il bisogno della fede ed aveva lo sguardo rivolto a Gesù. L’amore per l’Eucarestia fondava e manteneva vivo il suo rapporto con Dio. Diceva spesso: “L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo”. Ogni giorno partecipava alla S. Messa e rimaneva a lungo in adorazione davanti al SS. Sacramento. Carlo diceva: “Si va dritti in Paradiso se ci si accosta tutti i giorni all’Eucarestia! “ .
Gesù era per lui Amico, Maestro e Salvatore, era la forza della sua vita e lo scopo di tutto ciò che faceva. Era convinto che per amare le persone e fare loro del bene bisogna attingere l’energia dal Signore. In questo spirito era molto devoto della Madonna.
Suo ardente desiderio inoltre era quello di attrarre quante più persone a Gesù, facendosi annunciatore del Vangelo anzitutto con l’esempio della vita. Fu proprio la testimonianza della sua fede che lo spinse con successo ad intraprendere un’opera di evangelizzazione assidua negli ambienti che frequentava. Toccava il cuore delle persone che incontrava e suscitava in esse il desiderio di cambiare vita e di avvicinarsi a Dio. E lo faceva con spontaneità, mostrando col suo modo di essere e di comportarsi l’amore e la bontà del Signore.
Straordinaria infatti era la sua capacità di testimoniare i valori in cui credeva, anche a costo di affrontare incomprensioni, ostacoli e talvolta perfino di essere deriso. Carlo sentiva forte il bisogno di aiutare le persone a scoprire che Dio ci è vicino e che è bello stare con Lui per godere della sua amicizia e della sua grazia.
Per comunicare questo bisogno spirituale si serviva di ogni mezzo, anche dei mezzi moderni della comunicazione sociale, che sapeva usare benissimo, in particolare Internet, che considerava un dono di Dio ed uno strumento importante per incontrare le persone e diffondere i valori cristiani.
Questo suo modo di pensare gli faceva dire che la rete non è solo un mezzo di evasione. Ma uno spazio di dialogo, di conoscenza, di condivisione, di rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi e rifiutando il bullismo digitale; nello sterminato mondo virtuale bisogna saper distinguere il bene dal male. In questa prospettiva positiva incoraggiava ad usare i mass-media come mezzi a servizio del Vangelo, per raggiungere quante più persone possibili e far loro conoscere la bellezza dell’amicizia con il Signore.
A questo scopo si impegnò ad organizzare la mostra dei principali miracoli eucaristici avvenuti nel mondo, che utilizzava anche nel fare catechismo ai bambini.
Era molto devoto della Madonna, recitava ogni giorno il Rosario, si consacrò più volte a Maria per rinnovarle il suo affetto e per impetrare la sua protezione. Preghiera e missione dunque: sono questi i due tratti distintivi della fede eroica del Beato Carlo Acutis, che nel corso della sua breve vita lo portò ad affidarsi al Signore in ogni circostanza, specialmente nei momenti più difficili. Con questo spirito, visse la malattia che affrontò con serenità e lo condusse alla morte.
Carlo si abbandonò tra le braccia della Provvidenza, e, sotto lo sguardo materno di Maria ripeteva: “Voglio offrire tutte le mie sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa. Non voglio fare il Purgatorio; voglio andare dritto in Paradiso” (Positio, Biografia documentata, 549). Parlava così – ricordiamolo – un ragazzo di quindici anni, rivelando una sorprendente maturità cristiana, che ci stimola e ci incoraggia a prendere sul serio la vita di fede. Carlo suscitava poi grande ammirazione per l’ardore con cui nelle conversazioni difendeva la santità della famiglia e la sacralità della vita contro l’aborto e l’eutanasia.
Il novello Beato, ancora, rappresenta un modello di fortezza, alieno da ogni forma di compromesso, consapevole che per rimanere nell’amore di Gesù, è necessario vivere concretamente il Vangelo (cf. Gv 15,10), anche a costo di andare controcorrente.
Egli ha fatto veramente sue le parole di Gesù: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (v. 12). (…). Beato Carlo Acutis, prega per noi!
Simona Amabene
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