Si tratta di un aspetto poco conosciuto della vita del giovanissimo beato, che lo lega alla devozione della Madonna di Pompei.
Un ragazzo che ha scelto di fare della sua vita un capolavoro e che, dopo la sua morte, è diventato un esempio per i suoi coetanei.
Il piccolo Carlo Acutis e il suo segreto
Si tratta di un aspetto poco conosciuto della vita del giovanissimo beato, che lo lega a una devozione Mariana potente e assai diffusa. Un legame che potremmo definire ereditario quello che unisce il giovane Beato più conosciuto di questo millennio, alla nota devozione Mariana.
Carlo Acutis, il giovane Beato del nuovo Millennio, era legatissimo alla Madonna di Pompei. Ma com’è nata questa sua particolare devozione?
“Il Beato Carlo Acutis aveva solo cinque anni quando visitò per la prima volta il Santuario” – è scritto in un racconto postato, sulla pagina ufficiale del Santuario di Pompei – “La sua bisnonna, infatti, era legatissima a Pompei, perché vi si era sposata e, in quel giorno aveva promesso alla Madonna di rimanere fedele tutta la vita alla recita del Rosario quotidiano”.
Quando Carlo Acutis va per la prima volta a Pompei
Una fede nata, per il Santo Rosario, ancor prima che Carlo nascesse, ma che gli è stata tramandata e che, lui stesso, ha portato a frutto. “Nel corso della sua breve esistenza Carlo venne varie volte a pregare a Pompei, soprattutto quando, d’estate, andava a trovare i nonni materni al mare, a Centola, in provincia di Salerno” – continua il racconto.
Ogni giorno Carlo recitava il Rosario a Maria, ogni giorno si recava a Messa per ricevere l’Eucarestia, quella che lui definiva “la sua autostrada per il cielo”. ma era il suo profondo legame con la Madonna che stupiva tutti. C’era una richiesta che il giovane aveva fatto proprio alla Vergine di Pompei, ovvero quella di portare lui e la sua famiglia direttamente in Paradiso, senza passare per il Purgatorio. Una richiesta fatta due settimane prima di morire.
La richiesta poco prima di morire
Il tutto parte quel 1 ottobre del 2006, quando Carlo si reca a Messa con i suoi genitori. Alla fine della celebrazione, il giovane recita la Supplica alla Madonna del Rosario. Una devozione speciale, un vero e proprio dialogo che lui aveva ogni giorno con Maria. “Chiedemmo alla Vergine Maria la grazia di aiutarci a diventare santi, di non farci fare il Purgatorio e di portarci dritti in Paradiso dopo la morte. Le richieste erano state formulate direttamente da Carlo” – racconta, in un’intervista, la mamma Antonia.
Ma le condizioni del giovane peggiorarono sempre di più e, il 12 ottobre di quello stesso anno, Carlo volava in cielo. Sua mamma Antonia racconta che, poco dopo la morte del figlio, si era recata in pellegrinaggio al Santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano. E lì accadde qualcosa: “Cominciai a pensare a Carlo, domandandomi se stesse già in Cielo con Gesù, e improvvisamente ebbi una locuzione interiore. Una voce mi diceva queste semplici parole: “Carlo è in Paradiso, e questo ti basta”. Quella risposta mi consolò molto”.
La devozione alla Madonna di Pompei
Un rapporto speciale quello di Carlo con la Madonna. Una fede donatagli dalla sua bisnonna e dai suoi stessi genitori. Ma non dimentichiamo che, come continua a raccontare il post del Santuario di Pompei, “[…] non mancavano dei precedenti in casa sullo speciale rapporto con la Madonna del Rosario di Pompei: due grandi devote di questo Santuario furono infatti santa Giulia Salzano e santa Caterina Volpicelli, imparentate con la famiglia materna di Carlo”.
Un ragazzo nato in sanità e che ora, dal cielo continua ad elargire grazie e a guidare e proteggere i suoi genitori e tutti coloro che, a lui, si rivolgono con fede e fiducia.