Carlo Acutis era un ragazzo che viveva le passioni e i sogni di qualsiasi adolescente. Ma la sua forza era Gesù.
La sua vita di ragazzo comune era infatti diventata straordinaria alla luce dell’amore che aveva per il Signore. Carlo Acutis era una ragazzo che viveva in provincia di Milano, e morì a 15 anni a causa di una leucemia fulminante. Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile nel luglio 2018.
Il 14 novembre 2019 però la strada di Carlo verso gli altari ebbe una forte accelerazione. In quella data la Consulta medica della Congregazione delle Cause dei santi espresse il suo parere positivo a proposito del miracolo attribuito alla sua intercessione.
Il miracolo avvenne in Brasile. Un bambino in fin di vita venne guarito in maniera inspiegabile. Il postulatore della causa, Nicola Gori, lo ha spiegato con una lettera inviata il 14 novembre al quotidiano dei vescovi Avvenire.
La diocesi di Assisi ha continuato a pregare in maniera intensa affinché la Chiesa arrivasse alla decisione di glorificare il suo serve, “a incoraggiamento del cammino di santità di tutta la Chiesa, specie dei giovani“, spiegò il vescovo.
Un emozione custodita nel cuore di tanti fedeli e di tanti giovani fino ad oggi, giunti a pochi giorni dalla Messa di beatificazione del giovane, il primo della storia venerato con scarpe da ginnastica e maglioncino.
Ieri, al momento dell’apertura della tomba per la venerazione dei fedeli, l’emozione è stata grande. Il pianto è scoppiato agli occhi di molti dei presenti. Il volto del giovane, totalmente incorrotto, sembra essere custode di una fede viva e tenace, che non si interrompe con la morte ma che punta dritta alla vita eterna.
D’altronde, erano le parole dello stesso Acutis, l’Eucarestia è l’autostrada che porta diretta verso il cielo. “È la mia autostrada verso il Cielo, se le ci si accosta ogni giorno, si va dritti in Paradiso”, affermava.
Così è cominciato il pellegrinaggio, intenso, per il giovane che riempe il cuore dei cristiani di tenerezza. C’è chi ha già previsto che diventerà Patrono di internet. La mamma, nascosta in silenzio tra i fedeli, sorride per il figlio che ha di nuovo davanti, quattordici anno dopo essere volato in cielo.
“Carlo aveva questa priorità, mettere al centro della sua vita Gesù“, racconta Antonia, la madre. “Ha avuto questa sua grande fede, ma ha fatto i suoi sforzi. Dobbiamo farlo tutti, possiamo. Affidandoci alla Chiesa, come Carlo”. In vita, Carlo fece la Prima Comunione a sette anni, con un permesso speciale. Nel confrontarsi con i suoi compagni, mette però sempre Dio al primo posto, e non ha mai paura di testimoniare la sua fede.
“Tutti nascono come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie”, sarà una frase che caratterizzerà la sua figura, dalla sua salita in cielo in poi. La sua passione principale è però internet, quando ancora non è così diffuso come lo è oggi. Nell’ottobre 2006 si ammala di leucemia, e la sua consapevolezza cresce. “Morirò giovane“, afferma un giorno. Poco dopo verrà stroncato dalla malattia.
All’apertura della tomba erano presenti migliaia di persone da tutta Italia. Giovani, anziani, tutti assieme si fermano in preghiera di fronte a Carlo, sorridono, se ne vanno con la pace nel cuore. La scelta di Assisi venne dal ragazzo, che aveva grande devozione per San Francesco. E molte cose in comune, spiega l’arcivescovo Domenico Sorrentino.
Tra questi, l’amore per l’Eucaristia, o il fatto di essere entrambi “uomini della strada”. Il Poverello di Assisi, quelle del mondo in cui incontrava poveri, mendicanti, o gente senza fede. Il secondo, Carlo, quelle di internet, dove era fortemente intenzionato a portare l’amore per Gesù.
Giovanni Bernardi
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