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Coronavirus: catene di preghiera sui telefonini? Non bisogna seguirle

Sempre di più, specialmente in questi giorni difficili, può capitare di ricevere catene di preghiera sul telefonino, attraverso i vari sistemi di messaggistica. 

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Bisogna stare molto attenti: c’è differenza tra unirsi in preghiera e far parte di una catena di preghiera. Queste ultime infatti, possono avere gli scopi più diversi, e il rischio concreto è che la fede venga strumentalizzata per altri fini.

Dio non minaccia nessuno

Talvolta può capitare che si venga addirittura minacciati se non si segue quello che viene scritto. L’atteggiamento cioè è quello di chi vuole imporre qualcosa addirittura con la forza o in maniera coercitiva. Niente di più distante dall’atteggiamento cristiano di unione fraterna che riunisce i fedeli in una preghiera spontanea e partecipata verso il Signore.

Gesù non ha mai posto condizioni ai suoi discepoli relativamente al riunirsi in gruppo per pregare il Padre, anzi ne ha mostrato l’importanza. Per questo chi desidera raccogliersi in preghiera, può farlo nelle modalità che desidera. Può mettersi in preghiera dove vuole, all’ora che vuole, e farlo da solo o in compagnia. Può pregare per un’intenzione particolare, in comunione con il Santo Padre o con i suoi fratelli nella fede. In contemporanea o in momenti diversi della giornata.

Strumentalizzare la fede

La Chiesa non accetta in alcun modo che qualcuno possa strumentalizzare la propria fede per fini che di santo non hanno nulla. Quindi, di conseguenza, si dà il caso che le catene di preghiera sono più che discutibili, quindi da condannare. Per varie ragioni. Ad esempio, quando promettono qualche tipo di disgrazia a chi non le recita, le interrompe o non le condivide. Gli esempi che poi vengono portati sono quasi sempre totalmente falsi.

Dire cose di questo tipo in nome di Dio significa violare gravemente il primo comandamento, “Non nominare il nome di Dio invano”. Si tratta quindi di falsi profeti che commettono peccati gravi, perché non c’è persona al mondo che può minacciare un suo fratello, ancor meno in nome di Dio.

Pregare nel modo sbagliato

Oltre a questo, le catene di preghiera obbligano sovente le persone a pregare nel modo sbagliato, facendo cattivo uso delle proprie orazioni. Si tratta del vero obiettivo che celano queste catene di preghiera. Perciò quella beneficio personale è spesso e volentieri una “esca” da utilizzare a detrimento del povero malcapitato che abboccherà. Dire che ci saranno disgrazie, premi o condanne a seconda della partecipazione o meno alla preghiera, è totalmente falso. Si tratta quindi in realtà di mera superstizione.

Basta sfogliare il Catechismo della Chiesa Cattolica per averne una conferma di tipo ufficiale. Si legge infatti: “Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione” (n. 2111).

La superstizione sostituisce Dio

E sappiamo bene che la superstizione sostituisce la fiducia in Dio con obiettivi materiali attraverso pratiche tanto discutibili quanto ridicole. Si tratta quindi di una vera offesa al Signore, a cui viene anche negata la nostra fiducia. Infatti, ogni volta che viene meno la fede in Lui subentra la superstizione.

Quindi, si compie errore sia credendo a questo tipo di catene di preghiera, ma anche diffondendole a terzi. Non vi sono benefici personali, e si rischia di sconfinare con il mondo della magia, con la quale si vorrebbero ottenere cose materiali attraverso formule da seguire alla lettera. In questo caso stiamo gravemente abbandonando il sentiero della fede. Quindi abbandonate questo tipo di pratiche all’istante.

La magia è abominio

Nel Catechismo è spiegato chiaramente che in queste situazioni “si attribuisce un’importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie” (Catechismo, n. 2111). Mentre se apriamo la Bibbia leggiamo senza alcun dubbio che “chiunque fa queste cose è in abominio davanti al Signore. A causa di questi abomini, il Signore tuo Dio sta per scacciare quelle nazioni davanti a tè” (Dt 18, 12).

Anche le minacce che vengono veicolate sono inaccettabili, perché instillano una paura immotivata verso il Signore da parte di uomini che si arrogano il diritto di parlare in Suo nome. Anche le immagini che vengono distribuite molto spesso contengono errori teologici, e chi non possiede una fede radicata in conoscenze solide di tipo teologico può finire per farsi abbindolare e cadervi in errore. Finendo per non avere più un rapporto sereno con il Signore, scandito da una preghiera sana e fruttuosa.

Non facciamoci ingannare

Questo abbandono del Signore avviene poi a scapito della nostra salvezza. Dio non risponde se agitiamo la bacchetta magica, e vedere che questi non soddisfa le nostre richieste può ingenerare disincanto e frustrazione.

La cosa più ingannevole di tutti, infine, è data dal fatto che, per la maggior parte, questo tipo di catene viene diffusa per raccogliere informazioni che proprio nulla hanno a che fare con la fede. Si parla di estrapolazione di dati, diffusione di virus informatici, talvolta persone truffe di tipo monetario.

Il Signore non pone alcuna condizione

Ricordiamoci bene invece che il Signore non pone alcuna condizione temporali, o di qualsiasi altro tipo, per la Sua Provvidenza. Il Signore risponde alle nostre richieste per farci comprendere quali sono i Suoi progetti nei nostri confronti, inscritti nella Sua Divina Provvidenza. L’unica vera motivazione che muove la preghiera è quella dell’amore. Nei confronti del Signore e del nostro fratello o sorella in stato di sofferenza.

La preghiera deve adattarsi alla volontà di Dio, e non viceversa. Dio non realizza i nostri desideri se gli facciamo pressione. Nella preghiera dobbiamo metterci nelle Sue mani, e a Lui riporre la nostra vita proprio come fa un bambino nelle braccia della madre (cfr. Sal 131, 2). Chi confida in Dio con tutto il cuore sa che avrà una vittoria assicurata.

Abbiamo la certezza di essere amati da Lui

Con la certezza di essere amati dal Signore, prendiamo spunto dal fatto che Egli ci ha testimoniato che la croce non è la fine del cammino, e che Lui non ci abbandona mai. Nella preghiera siamo chiamati a rispettare la Sua volontà. Qualcosa di molto diverso da ciò che comunemente accade con le catene di preghiera. Dio non incatena nessuno, al massimo siamo noi con i nostri peccati che tendiamo di porre catene alla Sua opera nella nostra vita.

Perciò non confidati di tutto ciò che vi sembra rispondere ai requisiti sopra elencati, perché queste sono state congegnate a discapito della fede in Gesù. Che al contrario ci ha insegnato: “In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà” (Mt 18, 19).

Giovanni Bernardi

Fonte: it.aleteia.org

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