Il matrimonio tra una persona cattolica ed una atea è possibile? Questa la domanda a cui ha risposto Padre Zbigniew Kaplanski, direttore del Centro Pastorale Familiare di Varsavia, in un intervista concessa ad un quotidiano locale. Il sacerdote sottolinea che qualunque sia la convinzione religiosa del soggetto che si sta per sposare, l’aspetto fondamentale per contrarre matrimonio è il rispetto dell’altro individuo.
Padre Kaplanski spiega di aver conosciuto molte coppie con divergenze di questo tipo e che negli anni ha compreso che: “Il punto è la persona specifica. Se Giovanni, un ateo con dubbi e alla ricerca, ama Rachele, cattolica, allora tutto ciò che è importante per lei è importante anche per lui. Quindi il matrimonio in chiesa e il voto fatto davanti all’altare avranno significato anche per lui”.
Per questo, continua il sacerdote, ogni volta che si presenta un caso del genere si cerca di capire se l’ateo non mente pur di fare un favore alla moglie: “In Chiesa, cerchiamo di essere sicuri che un ateo non faccia finta di essere un credente, che sia onesto. E che prometta di stare con lei “finché morte non li separi”. Tutto dipende da quanto Giovanni rispetta se stesso e le sue parole. Se così dovesse essere, l’espressione esteriore di impegno sarà vincolante”.
In un secondo momento, parlando non della promessa, ma della vita di coppia Padre Kaplanski dice che il rispetto dei principi fondamentali dei due coniugi è fondamentale per il funzionamento del rapporto. La sua esperienza lo ha portato a comprendere che finché non ci sono ingerenze pesanti nei principi base di ciascun coniuge il rapporto funziona a meraviglia:
“Conosco famiglie in cui, quando la madre (cattolica) sta male, il papà (ateo) prende i figli e li porta in chiesa, aspetta fino alla fine della Messa e poi li riporta a casa. Se ami qualcuno, lo aiuterai a seguire i propri principi. Se quando siete da amici il tuo ragazzo ti dice: ‘Tesoro, hai messa alle 18, dobbiamo andare’, e tu sai che lui vorrebbe rimanere e chiacchierare con loro, allora questo è un uomo che ti rispetta, e che presta attenzione a ciò che è importante per te”.
Nell’ultima parte dell’intervista viene chiesto al sacerdote se negli anni qualcuno degli atei si è convertito, magari seguendo la messa o parlando con lui di religione, e lui ha risposto che difficilmente puoi convincere un ateo con la teologia, solitamente succede a chi prova una forte esperienza di vita o a qualcuno che vede nella vita del coniuge aspetti positivi: “Chi crede in Dio, si sentirà dire un giorno: ‘La tua vita è così meravigliosa… mi piacerebbe avere ciò che hai tu’. Un ateo potrebbe quindi voler conoscere la fede grazie alla persona che ama, per la quale la fede è un grande valore. A volte vedo anche un non credente che si avvicina alla fede senza essersi convertito, e comincia a capire di più. Vivendo con un credente impara che, ad esempio, quei principi morali hanno un significato più profondo e una ragione d’essere razionale”.