Nuove disposizioni anti-Covid nelle parrocchie, l’uso delle mascherine continua ad essere solo raccomandato, le mascherine continuano ad essere solo raccomandato, tornano le processioni offertoriali ma la vera novità è un’altra.
Con l’estate ormai incombente, anche in Chiesa i protocolli anti-pandemia sono stati soggetti ad ulteriori modifiche. Non siamo ancora ad uno scenario pre-Covid, in compenso tornerà qualcosa che mancavano ormai da più di due anni.
Ancora obbligatorio igienizzare le mani
La presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha diffuso una nuova lettera in cui, prendendo atto dell’allentamento delle misure preventive disposto dal Governo, ha ritenuto “opportuno” condividere una serie di “consigli e suggerimenti”.
Permane in primo luogo il divieto di partecipazione alle celebrazioni a chi ha “sintomi influenzali”, oltre, naturalmente, a “chi è sottoposto a isolamento perché positivo al SARS-CoV-2”.
Per le mascherine rimangono le disposizioni vigenti dal 1° maggio: il loro uso durante le celebrazioni continua ad essere non obbligatorio ma “raccomandato”. In modo particolare, “si consiglia ai Ministri di indossare la mascherina e di igienizzare le mani prima di distribuire la Comunione”.
Altra regola che rimane intatta: l’indicazione di “igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto”.
Si possono regolarmente svolgere le processioni offertoriali, mentre, per ciò che riguarda la celebrazione dei Battesimi, delle Cresime, delle Ordinazioni e dell’Unzione dei Malati, si potrà effettuare le unzioni, “senza l’ausilio di strumenti”.
La presidenza della CEI suggerisce ai “singoli Vescovi” di “adottare provvedimenti e indicazioni particolari”, in considerazione delle “varie situazioni e dell’andamento dell’epidemia nel loro territorio”.
La grande novità
La più rilevante novità, che un gran numero di fedeli attende, è comunque il ritorno delle acquasantiere. La presidenza della CEI specifica che “è possibile tornare nuovamente a usarle”.
Per più di due anni, l’acqua santa è stata la “grande assente” nella liturgia. C’è una percentuale, forse non maggioritaria, ma sicuramente rilevante, che ne ha sentito fortemente la mancanza.
Si tratta, in linea di massima, degli stessi fedeli che, fino al febbraio 2020, avevano sempre ricevuto la comunione in bocca e non sulle mani, come è universalmente prescritto dall’inizio della pandemia.
La questione della modalità di ricezione del sacramento eucaristico, peraltro, non è stata affrontata nell’ultima lettera della CEI, quindi le regole attuali rimarranno vigenti sine die.
Non è solo “nostalgia”
Un’esigua minoranza di chiese e parrocchie ha ricominciato nei mesi scorsi a versare l’acquasanta nelle acquasantiere. In altri luoghi di culto, viene distribuita dai parroci ai fedeli che ne facciano richiesta. Non mancano le chiese che hanno collocato appositi dispenser a fotocellula per la distribuzione dell’acqua santa, simili a quelli per il gel.
Più spesso avviene che i fedeli si portino da casa delle boccette tascabili, spesso provenienti da luoghi sacri come Lourdes o Collevalenza: una volta svuotate, chiedono al parroco di fornirli di nuova acqua santa.
Il ritorno dell’acqua santa nelle chiese è ovviamente un’ottima notizia per tutti. Non averla utilizzata per più di due anni non ha certo invalidato le celebrazioni ma la sua rinnovata presenza rappresenta una marcia in più per la purificazione delle anime.
L’acqua benedetta non è un rito scaramantico ma un vero segno della presenza del Signore tra noi. Averne avuto “nostalgia” non è un fatto ideologico o divisivo, se al centro c’è il desiderio di un Dio e non un mero rito. Anche per questo, la recentissima decisione della CEI è un bene per tutti i credenti, anche per chi vede nell’acqua santa un possibile veicolo di batteri, virus e infezioni.