Intervistato dal ‘Corriere’ il Cardinale Ruini espone chiaramente la propria posizione riguardo un tema molto scottante: il celibato del sacerdoti.
Per l’ex presidente della Cei, il celibato è un segno della devozione totale a Dio e agli altri, una scelta corretta da parte di chi vuole servire il Signore al meglio.
Il Sinodo dell’Amazzonia e la carenza di vocazioni
Si è concluso da poco il Sinodo dell’Amazzonia. In molti adesso attendono i risultati di questo incontro, specialmente per quanto riguarda la misura contro la crisi vocazionale. La Chiesa già da diversi anni sta soffrendo di una carenza di sacerdoti, una mancanza che si è fatta pressante in zone difficili come l’Amazzonia appunto. Già prima di questo incontro si ventilava la possibilità di concedere ai diaconi sposati di diventare preti.
Sulla questione ci sono delle posizioni contrapposte. C’è un ala progressista della Chiesa che attende questa concessione per poterla ampliare in altre zone del mondo. L’altra, quella conservatrice, è contraria, poiché proprio il celibato è un elemento che differenzia il cattolicesimo dalle altre religioni cristiane. Il Papa potrebbe cedere, anche se occasionalmente, a questa possibilità. D’altronde l’obbligo di celibato è arrivato in un secondo momento e non si tratta di un dogma della fede.
Celibato, la posizione del Cardinale Ruini
Sebbene si tratti di una legge entrata in vigore nella Chiesa Occidentale nel Medioevo, secondo il Cardinale Ruini (presidente della Cei per 15 anni) togliere il celibato ai sacerdoti sarebbe un errore. Intervistato dal ‘Corriere della Sera’ infatti ha dichiarato: “In Amazzonia, e anche in altre parti del mondo, c’è una grave carenza di sacerdoti, e le comunità cristiane rimangono spesso prive della messa. È comprensibile che vi sia una spinta a ordinare sacerdoti dei diaconi sposati, e in questo senso si è orientato a maggioranza il Sinodo. A mio parere, però, si tratta di una scelta sbagliata. E spero e prego che il Papa, nella prossima Esortazione apostolica post-sinodale, non la confermi”.
Logico che dopo una presa di posizione così netta, gli venga chiesto per quale motivo lo ritenga un errore. A tal proposito il Cardinale risponde: “Il celibato dei sacerdoti è un grande segno di dedizione totale a Dio e al servizio dei fratelli, specialmente in un contesto erotizzato come l’attuale. Rinunciarvi, sia pure eccezionalmente, sarebbe un cedimento allo spirito del mondo”. Ma per il prelato c’è anche una seconda motivazione: “E poi oggi il matrimonio è profondamente in crisi: i sacerdoti sposati e le loro consorti sarebbero esposti agli effetti di questa crisi, e la loro condizione umana e spirituale non potrebbe non risentirne”.
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Luca Scapatello