Tra le principali domande che l’essere umano si pone c’è sicuramente quella relativa al paradiso, il chiedersi in cosa consista la vita eterna. Ecco come risponde a questo quesito Monsignor Bruno Forte.
Tra gli aspetti fondanti del cristianesimo c’è sicuramente il disvelamento della vita eterna, di una dimensione ultraterrena che ci accoglierà per il resto dell’esistenza ponendoci in un circolo di vita e amore senza fine. Ad annunciare questo passaggio dal mondo terreno a quello ultraterreno è stato il figlio di Dio quando, dopo essere stato crocifisso, è riapparso agli apostoli donando loro la prova di un’esistenza altra e dando veridicità al messaggio che nella sua esistenza terrena aveva divulgato loro. Se questa nozione ed il concetto ad essa legato sono la base fondante della dottrina cattolica, i dettagli di questa altra esistenza sono custoditi nel mistero della fede.
Soffermandosi sull’argomento in un articolo scritto per ‘Dimensione Speranza‘, monsignor Bruno Forte spiega che la vita eterna consta di tre momenti fondamentali che vanno rintracciati nelle origini pasquali: l’iniziativa del Risorto, il riconoscimento e la missione. Insomma il monsignore spiega che proprio nel momento in cui Cristo Risorto si è mostrato ai discepoli la paura della morte si è tramutata in speranza di nuova vita, mutando radicalmente il concetto di esistenza e di morte.
Per quanto riguarda l’iniziativa del Risorto, monsignor Forte ci dice: ” Gesù «si mostrò loro vivente» (At 1.3). E questo ‘mostrarsi vivente’, questa oggettiva esperienza dell’iniziativa che viene da Colui che, prigioniero della morte, si offre ora Signore della vita, che è anche l’inizio della fede cristiana nella storia. I discepoli, raggiunti dall’iniziativa del Risorto che appare loro, vengono illuminati e profondamente segnati e trasformati da essa”. L’iniziativa di Gesù dimostra ai discepoli che l’amore di Dio nei loro confronti non si esaurisce nella morte, ma continua anche successivamente a questo passaggio trasformandosi in un circolo infinito di amore, ininterrotto poiché Dio, nella sua infinità gratuità, non si stanca mai di amarci.
Il secondo momento è quello del riconoscimento da parte dei discepoli che, abbandonate le perplessità iniziali, hanno riconosciuto nel risorto Gesù: “«E’ il Signore!» è il grido gioioso in cui culmina l’aprirsi degli occhi della fede nel cuore dei discepoli. Se è legittimo vedere nell’esperienza pasquale un anticipo di eterno, è possibile pensare che la vita eterna sarà un eterno processo di riconoscimento nell’amore, e cioè una scoperta sempre nuova dell’amore divino, che in Gesù è stato rivelato nel frammento del tempo”.ù
L’ultimo momento è la missione, ovvero il compito di diffondere e vivere il verbo di Dio ogni giorno della nostra vita. Questa terza parte è quella che ci coinvolge tutti e a cui non ci si può sottrarre per entrare a far parte di quel circolo di amore eterno che Dio, nella sua infinità bontà ci ha concesso: “Se c’è una corrispondenza fra questo ‘anticipo d’eterno’ e l’eternità del futuro della vita in Dio, bisogna domandarsi a che cosa corrisponderà nella vita eterna il momento di ‘missione’, di trasformazione profonda e di proiezione al di fuori di sé verso gli altri per la causa di Dio. E’ possibile riconoscervi il permanente ‘invio’, il sempre nuovo cominciare, che nella storia dell’amore eterno sempre di nuovo si compie”.
Luca Scapatello
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