L’Opzione Benedetto è un libro, celato dietro una formula apparentemente esoterica, per offrire importanti consigli ai cristiani di oggi.
Ci sono evidentemente libri e libri. Libri magnifici e libri pessimi, libri che diverranno dei classici e delle pietre miliari, e libri che nessuno compra e sarebbe meglio per le nostre foreste e i nostri cervelli che non venissero neppure stampati. Ma i più frequenti tra tutti si situano di norma ad equidistanza da questi estremi.
Ci possono essere però anche dei libri contemporaneamente ottimi e pessimi. In qualcosa assolutamente notevoli e perfino profetici, mentre in altri aspetti assai problematici e meno convincenti.
Quest’ultimo secondo noi è il caso del recente e dibattutissimo libro di Rod Dreher (cf. L’Opzione Benedetto. Una strategia per i cristiani in un mondo post-cristiano, edizioni san Paolo 2018).
L’autore è un giornalista americano, nato e cresciuto metodista, poi divenuto cattolico, quindi approdato alle chiese ortodosse. E già qui si tratta di un percorso atipico e che lascia un po’ perplesso il cattolico convinto. Ma per ora passons!
La parte del libro che ci ha dato molto da riflettere e che ci sembra certamente degna di nota inizia proprio con il sottotitolo: cristiani in un mondo post-cristiano. Che il mondo di oggi abbia cessato di essere cristiano e conforme agli assi portanti del cattolicesimo è per noi, come per Dreher, un fatto e non un punto di vista. In francese, allo storico Paul Veyne che nel 2013 ha scritto Quand notre monde est devenu chrétien (Albin Michel) ha risposto di recente Guillaume Cuchet con un meno euforico Quand notre monde a cessé d’être chrétien (Seuil).
Eppure, nelle varie comunità cristiane, e nella stessa Chiesa cattolica, la scristianizzazione generale e l’apostasia dei battezzati, non appare affatto pacifica. Segno che si hanno letture divergenti del messaggio di Cristo, o eventualmente di ciò che forma l’essenza e il dna del mondo contemporaneo, o forse di entrambe le cose. Si noti in tal senso la significativa stroncatura del libro di Dreher da parte dei gesuiti della Civiltà Cattolica (quaderno 4022, pp. 105-115); gesuiti che però sono alle prese con una auto-secolarizzazione dell’ordine – calante in numeri di anno in anno – e che richiederebbe umiltà piuttosto che severi giudizi di condanna verso sensibilità più identitarie della loro…
Secondo Dreher, è sotto gli occhi di tutti “il costante declino del cristianesimo e il costante aumento dell’ostilità verso i valori tradizionali” (p. 17). Perciò come profetizzò in qualche modo il filosofo scozzese Alasdair MacIntyre, sarebbe giunto un tempo in cui “continuare a partecipare pienamente alla vita della società di massa non fosse [più] possibile, per quanti volessero vivere una vita virtuosa tradizionale” (p. 16).
Dopo che nel 2015, su istanza di Barack Obama, la Corte Suprema degli Stati Uniti legalizzò il matrimonio gay, “i cristiani che si attengono alla dottrina biblica circa sesso e matrimonio hanno lo stesso status (…) dei razzisti” (p. 18), ovvero di una minoranza invisa alla legge dello Stato, da controllare e perseguire (per omofobia magari, o razzismo di genere…).
“Le nubi di tempesta si stanno addensando da decenni, ma la maggioranza dei credenti ha agito nell’illusione che il vento le soffiasse via. Il tracollo della famiglia naturale, la perdita dei valori morali tradizionali e la frammentazione delle comunità: siamo stati tormentati da questi sviluppi, ma abbiamo creduto che fossero reversibili (…). Oggi possiamo vedere che abbiamo perso su tutti i fronti, e che le rapide e inarrestabili correnti del secolarismo hanno sbaragliato le nostre deboli barriere” (p. 23).
Sembra pessimista il quadro dipinto dall’Autore, ma non si può negare credo la sua attendibilità fattuale. “I mutamenti che hanno colpito l’Occidente nei tempi moderni [direi piuttosto nei tempi contemporanei] hanno rivoluzionato tutto, persino la Chiesa, che non forma più anime, ma nutre individualità” (p. 24). L’accusa, pur generica, coglie nel segno e nel cuore della nostra stanca e sterile cattolicità europea, e fa riflettere come una salutare doccia ghiacciata.
Il Dreher non è il classico giornalista superficialotto che ha composto un instant book alla ricerca di vendite facili. Si sente in lui la sofferta preoccupazione per ciò che denuncia ed anche l’approfondimento culturale. Così, tra le radici della drammatica crisi attuale, mette una serie di fatti storici, lontani nel tempo ma che indubbiamente hanno preparato il terreno all’ateismo di massa di oggi. Vengono citati a più riprese (cf. p. 42 e pp. 73-74), il nominalismo (XIV secolo), il protestantesimo e le sue ramificazioni (XVI secolo), l’illuminismo (XVIII secolo, detto giustamente il principio della “nuova Età Oscura”), l’avvento del capitalismo (XIX secolo) e la rivoluzione sessuale del ’68 (XX secolo).
Cosa rara, più che concentrarsi solo sul grave ed anzi irreparabile scisma di Lutero, Calvino ed Enrico VIII nel 1500, l’Autore dedica sapienti pagine al nominalismo di Guglielmo di Ockham (1285-1347), definito rigorosamente come il “teologo che fece più di tutti per far crollare la potente quercia del realismo medievale” (p. 47). Sul suo pensiero teologico-filosofico che apre al relativismo etico e prima ancora all’agnosticismo epistemologico, vedi le sapienti pagine 47-51.
Ma dopo la diagnosi, che fare? Secondo Rod Dreher, “Piuttosto che perdere tempo e risorse combattendo battaglie politiche impossibili da vincere [discutibile!], dovremmo invece lavorare alla costruzione di comunità, istituzioni e reti di resistenza” (p. 29). Eccola, l’Opzione Benedetto!
Essa fa riferimento non al papa ritiratosi in modo eclatante nel 2013 a vita privata, ma al padre dei monaci d’Occidente, il quale fuggì la Roma decadente, già saccheggiata e profanata dai Visigoti, la quale dopo il 476 e la deposizione di Romolo Augustolo, restò perfino senza un imperatore, simbolo di storia e di potenza.
Benedetto da Norcia (480-527) andò nei boschi, si rifugiò nei boschi, al riparo dalla corruzione, dalla violenza e dal non senso, in parte simili a quelli dei nostri dì. Ma non restò con le mani in mano, e finì per fondare dal nulla 12 monasteri, dopo aver vissuto tre anni come eremita presso Subiaco. Ma soprattutto scrisse la preziosa Regola dei monaci. Regola sublime, capolavoro della saggezza cristiana di ogni tempo, seguita ancora oggi da decine e decine di conventi, oltre 1000 anni dopo… “Crebbe tutto dal chicco di senape della fede piantata da un giovane fedele italiano che non aspirava ad altro che a cercare e a servire Dio in una comunità di fede, costruita per resistere al caos e alla decadenza che la circondava” (p. 33).
Lo spirito di san Benedetto si conserva intatto in alcune celebri abbazie del mondo intero, in molte altre però è andato perduto e sarà difficile da restaurare. L’Autore lo ha ritrovato nel piccolo monastero di Norcia (cf. pp. 77-116), andato distrutto in uno dei recenti terremoti del centro Italia.
I monaci di Norcia sono per lo più americani e vengo guidati dal fondatore della comunità, padre Cassian Folson osb, bella figura di religioso del XXI secolo, ben incarnato nella tradizione e nello spirito benedettino autentico.
Infondo l’Opzione Benedetto sarebbe l’idea di estraniarsi quanto più possibile dalla decadente modernità, per creare delle isole dove vivere la fede in famiglia e in piccole comunità omogenee (cf. L’idea di un villaggio cristiano, pp. 178-206). Quasi delle cittadelle, meglio se organizzate attorno a monasteri o altri poli spirituali, in cui vivere formando i propri figli e nipoti, anche istituendo scuole di ispirazione cristiana o praticando l’homeschooling, già piuttosto diffusa negli Stati Uniti.
Che dire? Questo programma di vita presenta senza dubbio dei rischi, ma al contempo secondo noi salva ciò che ci pare cruciale riscoprire subito: la radicalità cristiana. Bisogna, in qualunque situazione, città o paese, nella società più secolarizzata o nel borgo più sperduto, preservare l’essenziale, e l’essenziale è la coerenza con il messaggio di Cristo. Purtroppo l’Autore mostra una sorta di sincretismo pan-cristiano in cui ciò che conta è essere tradizionali e risolutamente anti-moderni, mentre secondario sarebbe appartenere al cattolicesimo, all’ortodossia o al protestantesimo. Questo non è accettabile per un cattolico (e credo neppure per un ortodosso o un evangelico).
In ogni caso, moltissimi non hanno la possibilità di trasferirsi vicino Norcia o altra cittadella cristiana come quelle che nomina l’Autore. Quindi ognuno viva le proprie convinzioni e cerchi di trasmetterle ai posteri in qualunque ambiente, anche quelli più malsani e corrotti della società di oggi. Certamente molti dei consigli di Rod Dreher (Riscoprite il passato, p. 150, Recuperato il culto liturgico, p.154, Reimparate le forme cristiane tradizionali di ascesi, p. 166, Evangelizzate con il bello e il buono, p. 171, Non abbiate paura di essere anticonformisti, p. 184, Aprite scuole cristiane classiche, p. 229, Combattete la pornografia con tutte le vostre forze, p. 306) sono fondamentali per tutti coloro che non vogliano perdere la speranza di migliorare il mondo.
Il libro di Dreher speriamo sia l’inizio di una diffusa presa di coscienza di coloro che amano Dio, la verità e la giustizia.
Fabrizio Cannone