La preghiera è un dialogo col nostro Dio, che può avvenire tramite Gesù Cristo.
In quanto uomo, Gesù può essere pensato come colui che è più vicino alle nostre esigenze umane; in quando Dio, può essere nostro Padre, conoscerci sin nel profondo ed esaudirci. Dialogare con Gesù dovrebbe essere quotidiano, come un flusso continuo di “scambi di pensieri”, che ricollega ognuno di noi al suo Cuore aperto.
Oltre a dedicare giornalmente momenti specifici alla preghiera meditata o alla Messa, si può pensare allora di rimanere totalmente in contatto con Lui, in ogni attimo della giornata e domandare, come gli apostoli “Signore, insegnaci a pregare”. Fu quello il momento in cui Gesù insegnò loro il Padre Nostro.
Se ci riflettiamo un attimo, comprendiamo immediatamente che la preghiera in effetti non richiede alcuno sforzo, necessita solo di essere sincera.
L’uomo probabilmente fa fatica a mostrarsi nella sua debolezza di fronte al prossimo, ma davanti a Dio rimane sempre nudo e indifeso, come alla nascita.
Dio sa già quali sono le nostre angosce, prima ancora che le formuliamo, è il gesto di umiltà nel riconoscerci bisognosi e di arrendersi alla potenza del Creatore che rende la preghiera ricca di significato. Questo atteggiamento nei confronti di Dio ci rende, nel contempo, consapevoli di ciò che accade nelle nostre vite, di quali aree della nostra esistenza siano meno irrorate dal suo Spirito, riconoscendo in esse il nostro peccato, i timori, il dolore e la nostra fragilità, quindi i punti in cui il male può attaccarci.
Più la sintonia creata col Signore è alta, più la risposta del Padre risuona nell’ascolto silenzioso del fedele. La risposta ci viene comunicata, sempre in maniera unica e personalizzata, tramite il discernimento, che necessariamente deve sempre precedere l’agire del buon cristiano. La sua guida è fondamentale per accertarci che le nostre mosse non siano sfruttate dal nemico maligno, ma contribuiscano a farci rimanere nella fede vera.
Le Sacre Scritture poi, la loro lettura e meditazione, possono aiutarci in questo processo. Sappiamo inoltre che la nostra Madre Celeste è sempre in attesa di essere chiamata a intercedere per le nostre cause.
E non lasciamoci minimamente spaventare o abbattere dalla sensazione di assenza o estrema disperazione, ma, rimanendo saldi nella fede, pensiamo che probabilmente il tempo della nostra risposta non è ancora maturato. Ci consoli pensare al Cristo in croce che, nel momento di massima sofferenza, stremato nel corpo e nello spirito, urla al Padre: “Mio Dio, mio Dio, perché mi ha i abbandonato?” , senza dimenticare che al quel momento segue la Resurrezione.